Rassegna storica del Risorgimento

anno <1953>   pagina <3>
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QUARANTANNI
Non compiuti, siamo sinceri: ma, anche se soltanto iniziati, sono parec­chi ',- a guardarsi indietro, ti suscitano dentro un sentimento che non sai se più d'orgoglio o di malinconia. Perchè momenti belli questa nostra Rassegna ne ha conosciuti diversi e cose degne ha spesso compiuto, ma quanti di coloro che l'ebbero cara e la curarono, sempre disinteressatamente e, qualche volta, non senza sacrificio personale, sono scomparsi!
Trentanovc anni d'una tra le più drammatiche epoche della storia d'ogni tempo contano anche per la vita di una rivista, che è nata alla vigilia della prima guerra mondiale, ha visto esaltare vittorie, scoppiare rivoluzioni, dile­guarsi miti e speranze. L'animo con il quale la tenne a battesimo il suo primo direttore, Giuseppe Gallavresi, nel 1914, era ancora l'animo di chi sentiva il Risorgimento come una realtà tuttora viva e operante della storia d'Italia. La tradizione e l'interpretazione ufficiali avevano in lui un serio ed onesto custode, nutrito di buoni studi e tuttavia non insensibile alla neces­sità, allora come oggi sentita e conclamata dagli studiosi più esperti, di non guardare soltanto al nobilissimo, ma ristretto panorama italiano. E come lui sèri ed onesti e, forse, più di lui esercitati nell'indagine e nella critica do­cumentaria, Vittorio Fiorini ed Italo Raulich, che dall'aprile 1916 al 1925 gli successero congiunti nella direzione. Tre nomi di scomparsi, tre nomi di benemeriti e disinteressati operai della cultura in quei primi anni d'intenso lavoro, che furono tra i migliori della Rassegna.
Morti quasi ad un tempo il Fiorini e il Raulich, la rivista fu affidata alle cure del Segretario generale dcll'allora Società nazionale per la storia del Risorgimento, Eugenio Casanova, altro scomparso. Ottime le intenzioni dell'uomo, indiscussi il fervore e la competenza: le circostanze, forse, e certa, si potrebbe dire, soverchia indulgenza filologica gli tolsero di imprimere alla Rassegna quello spirito che la miglior parte dei soci e degli studiosi reclamava. Distratto da molte e diversissime cure, non potè guidarla secondo l'idea che certamente era nei suoi voti, e qualche non controllata accettazione di articoli pesò sul prestigio della rivista. Tanto che nella crisi determinatasi all'epoca del XX Congresso sociale di Roma (per il lato scientifico organizzato da una segreteria della quale facevano parte Walter Maturi e il compianto Carlo Morandi) proprio due articoli, troppo facilmente accolti l'anno precedente, esercitarono un influsso determinante nell'imporre il mutamento della dire­zione. Uno riguardava la fuga di Orsini da Mantova ed offriva un troppo stri­dente e preoccupante contrasto tra le asserite memorie autobiografiche del­l'autore e quanto era noto per sicure documentazioni e per la solida rico­struzione, che, di quell'episodio, aveva .tracciato un nomo che se ne inten­deva come Alessandro Luzio. *) L'altro l'altro, ahimè, era quello
i) Feline. Orsini netta sua fuga dall'ergastolo di Mantova e nei suoi rapporti con gli Orsini di Lugo, in Bassegna, a. XVIII (1931), pp. 586-608.