Rassegna storica del Risorgimento
HOHENEMSER EMMA ; HOHENEMSER SOFIA
anno
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1915
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pagina
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33
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afo* flavi Gimwtfkn Gonaqffto 9
Nell'ottobre dgqnell'aiino 1847 il generalo Ceceopierì :m tfle per dirmi elio lo dimissioni erano stato accettate e che mio padre acconsentiva contimtassi air Università di Innsbraok gli studi, non potendo concedermi il ritorno a Padova* Il Oeccopieri mi congedò con molta cordialità e ponendomi una mano stilla spalla e sorridente, aggiunse: confido clie continuerà ad essere buon suddito di S. M. l'Imperatore!
Salutato àM compagni e superiori, auguranti a me, ed a loro, fortunato avve3Ééi partii, nella diligenza per Innsbruek dove mi accasai presso modesta famiglia cbe mi tenne anche fai pensione.
La città d'allora era assai diversa, assi più. piccola e disadorna, ch'ora non sia. Le piccole caisoj d feM acuminati, dalle rotonde 1 oggi e sporgenti, le lavano aspetto: povero ed antiquato. Assai più fredda di Vienna, le alte montagne e il rapidissimo fiume mi segnalavano la prossimità delle Alpi. I quali rigori contrastanti colle seduzioni di Vienna mi erano cari, per la libertà ricuperatavi. Delle lezioni all'Università non serbo distinta rimembranza, eh di {pelle di diritto romano: borhottatercon frequenti citazioni latine, da un vecchio professore, nelle prime ore del rigido mattano, in una sala quasi buia. Io seguiva quelle lezioni sul libro di testo raeeapezzan domialla meglio tra quel che lèggevo nel libro e quel he mi veniva dal professóre tedesco, colla lingua del quale non aveva ancora molta, domestichezza. Hou ricordo amici, che vi avessi tra ] compagni, nessuno dei quali italiano, 'e ben pochi parlavano la nostra lingua. Mi ricordo i limpidi soleggiati giorni d'inverno, nei quali passeggiavo sulle sponde dell'impetuoso Inn, fantasticando tra i ricordi di Monza, Padova e Vienna, e i vaghi presentimenti dell'avvenire.
Ero da soli quattro mesi in Tirolo, quando sul finire del febbraio 1848 vi giunsero le nzie dell' insurrezione di Parigi. Luigi Filippo aveva dovuto abdicare, la Repubblica vi era stata proclamata, e nel palazzo di città, centro alle vi asserragliate dalle sanguinose barrica te, il poeta La marti ne ora Stato salutato dagli insorti Presidente della novissima repubblica. La quale acclamazione di 'tal poeta a Presidente era anch'essa caratteristica manifesta-mone del tempo, tutto improntato a sensi generosi ed a seducenti idealità.
La- strepitosa notizia che veniva inaspettata da Parigi percosse,
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