Rassegna storica del Risorgimento

HOHENEMSER EMMA ; HOHENEMSER SOFIA
anno <1915>   pagina <47>
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Ai Carlo Ghterrieri Gonzaga 47
rilento nell'ordinale corpi regolari lombardi; in ausìlio a quelli del Re Carlo Alberto.
Frattanto Anselmo mi aveva presentato a due gentildonne mi­lanesi, ormai amiche sue, avendole conosciute da quando era ve­nuto a Milano : Donna Saulina Viola e contessa Chiarina Maffei.
Le due gentildonne erano ancor giovani ed avvenenti e cia­scuna di loro d'una diversa avvenenza. La contessa Chiarina era tutta grazia e vivace spontaneità: piuttosto piccola, snella, delicata, bionda, e in volto rosea, con occhi celesti e sorriso di bontà. Donna Saulina, alta, la persona un po' rigida, era bruna in viso e di ea-pegli, con occhi e fronte dove si rivelava l'anima alta e fervida. La contessa Chiarina con V incantevole sua urbanità e semplicità aveva nel suo salotto quel naturale d'arte che tutto fa, nulla si scopre. Quantunque buonissima, non aveva potuto convivere a lungo col suo consorte Andrea Maffei, letterato e poeta di bel nome. Rimasta allora sola, senza figli, si era fatta dell'amica Sau­lina Viola, di Anselmo, di Carlo Tenca, ed altri pochi, quasi una se­conda famiglia, aveva così presa l'abitudine di non uscire di casa la sera, ed a poco a poco quel suo circolo d'amici si era andato allargando. La gentile padrona di casa, delle belle arti amantis­sima, prediligeva la musica, e non era raro che nel suo salotto si suonasse da valenti maestri. Preferiva tra i letterati il Man­zoni, del quale ammirava, anzi venerava il unissimo senso umano cristiano e patriottico. Le piacevano gli uomini colti senza distin­zione di credenze e di opinioni, e aveva saputo crearsi intorno un ambiente di socievolézza, nel quale la volgarità, l'intolleranza, la malignità non allignavano. Una certa mondanità di buon gusto teneva- lontani dal suo salotto i rustici ed i pedanti. Le sue con­versazioni serali durarono così fino dopo il 1859, e si ricordano ancora con onore negli annali milanesi del tempo.
Il Governo provvisorio di Lombardia si poteva ben dire ormai sdruseita nave in gran tempesta. Si dovette alleggerirla del ca­rico primitivo ch'era stato l'impegno di rimandare a guerra finita,é ogni definizione di Stato politico. Fu invece sottoposta al suffra­gio universale dei Lombardi, ancor liberi, una formula d'annes­sione al Piemonte, concepita così che quell'annessione fosse con­sociata alla convocazione d'una Costituente ed al proseguimento dell'impresa nazionale. Contrastato autore di quella larga ed in-