Rassegna storica del Risorgimento

HOHENEMSER EMMA ; HOHENEMSER SOFIA
anno <1915>   pagina <50>
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Memorie e .-fefów*
traii. Nessuno di noi si potè trattenere se non dal ridere, dal sor­ridere di meravigliai grande. Dalle selle di quei cavalieri si vede­vano pendere certa lacci, eoi quali si sogliono, tra le Pampa s dell'Argentina, colpire ed imprigionare gli indomati cavalli, liberi scorridori di quelle vergini praterie ! Fu quella una visione qsasi istantanea, che Garibaldi ed i suoi ci sparirono dinanzi, entrati in Monza. Quali i nostri allegri commenti a quella visione, ve li potete immaginare, care -figliole. Eppure quell'Uomo che ci era apparso in così strano arnese, era uno dei grandi Predestinati a rifarci padroni di casa nostra.
Si rivide pochi minuti dopo Garibaldi che annunciava immi­nente l'arrivo di austriaci a Monza, ed ordinava che si retroce­desse verso Como. Di là dopo alcuni scontri con Austriaci, la compagnia del Medici per Morazzone entrò nel territorio svizzero del Canton Ticino.
Così dopo poco più di quattro mesi si poteva ben dire chiusa la prima campagna di guerra per l'indipendenza, e su Milano, un momento vittorioso e libero, si aggravava di nuovo la secolare sebi avitù.
Ma l'esodo di quei giorni da Milano per la Svizzera non lo può imaginare chi non lo vide. Tutto il Canton Ticino riboccava di fuggiaschi Milanesi d'ogni, ceto, d'ogni età. Si erano vedute intere famiglie di povera gente, sulle strade da Milano al Canton Ticino, accorrervi colle loro meschine masserizie, caricate su asini, muli o carretti. Quando giunsi a Lugano, lo trovai invasò, ingom­bro di milanesi. Non si sapeva dove posare il capo la notte. Forse la lontanissima leggenda di Barbarossa, si era di un subito risve­gliata in Milano e vi si era da molti creduto alla sua imminente distruzione.
Anselmo era nel frattempo andato in missione a Parigi, per Chiedervi, a nome del moribondo governo lombardo, l'intervento delia Bepubblica, Per tal modo gli eran stati risparmiati il dolo­re e la vergogna di quei funestissimi giorni. Chi mi avesse detto allora, cara Maria, che ti avrei avuta, cara mia figlia, sposa for­tunata in quel Lugano, allor piccino, ed ora così leggiadro tra tante varie amenità di colli e di verdi valli!
Eppure quel 1848 ha pur serbata Intatta la sua aureola, invano oscurata dai suoi disastri. Quanti bei sogni allora in Germania,