Rassegna storica del Risorgimento

HOHENEMSER EMMA ; HOHENEMSER SOFIA
anno <1915>   pagina <60>
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popolare di principi confodeMtj dei quali il Re di Piemonte sa­rebbe stato il protettore ed il moderatore, laltìli <iuei disegni del Gioberti, darlo Alberto si era abbandonato m mano at un mini­stero detto democratico desideroso di rinnovare le, ostilità colPAu-stria. E l'armistizio Salasco fu disdetto, e dichiarata la guerra, Carlo -Alberto, il 23 marzi) liSi9, affrontata stoicamente la morto a Novara,vi er stato sconfitto. Abdicò sul ejÉmpo di battaglia in favore del tiglio Vittorio Emanuele a cui affidava col Regno Pur-gente0 triste inandato m uegozìare:GpV<S,eneralRadetzky un trat­tato di pace, il meno disastroso, che ottener si potesse. Partiva dikjfòvarft in incognito, e attraversati gli avamposti; austriaci si avviava al lontano Oporto, dove, poco tempo dopo, morì segno d' immensa pietà, ì)a quel lontano sepolcro trasse Vittorio Ema­nuele gli auspici a vendicare il padre e l'avita corona, ed il Pie­monte si ebbe eccitamento a proseguire, ad ogni costo, l'impresa nazionale !
Vittorio Emanuele negoziò egli stesso col Radetzky i prelimi­nari della pace, che lasciava intatti i confini del Regno sabaudo, con essi lo Statuto costituzionale e la bandiera tricolore, rifiutato avendo migliori condizioni, offerte dall'Austria, se il giovane Re avesse disdetta la Costituzione, e sostituito al recente tricolore ita­liano lo storico vessillo azzurro dei Savoia. Eppure non vi ài mai burrasca di contumelie maggiore di quella, che infuriò sul capo dell'erede di Carlo Alberto, al divulgarsi di quei patti in Italia. Lo si accusava, lo al designava traditore del Padre, del Re, della patria. Sebbene la mia fede monarchica fosse allora ben piccola, pure contro la palese ingiuria ed ingiustizia mi ribellai, imparando fin dove possa giungere il cieco furore delle parti politiche.
Ben è vero che le illusioni patriottiche, ad un tratto cadute sui campi di Novara, 0d il doloroso stupore per Brescia, la lio-uessa di' Italia, insorta allo scoppiare delle ostilità in Piemonte, e ferocemente debellata, in dieci giorni di disperata.lotta, avevano corrucciati gli animi ed accese le fantasie dei patri otti.
La fatale giornata di Novara precipitò a rovina vergognosa la Toscana, ma non piegò, gli animi dei difensori di Roma, quan­tunque la Repubblica francese avesse mosse le armi contro di loro, ed austriaci, napoletani, spaglinoli ne invadessero il terri­torio.