Rassegna storica del Risorgimento

HOHENEMSER EMMA ; HOHENEMSER SOFIA
anno <1915>   pagina <63>
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ila dare alla patria non solo gloriosi morti da vendicare, ma anche dei sopravissuti degni campioni alle fatare lotte nazionali. Caduta Roma, Garibaldi si sottraeva all'umiliazione della resa, con un migliaio dei suoi, sfuggendo mirabilmente, tra difficoltà e disagi infiniti, ai francesi, ai napoletani, agli austriaci inseguenti, ano all'inviolabile territorio della- Repubblica di San Marino. TI pate­tico episodio della morte di Annita, tra i canneti di Ravenna, commosse i cuori. Il 1849 aveva così rivelato all'Italia l'eroe po­polare che avrebbe avuto poi sì gran parte a rivendicarne l'Unità politica, della quale egli più che li repubblica si era chiarito fautore.
In Civitavecchia dovemmo assistere al doloroso esodo dei di­fensori di Roma, tra i quali al solo Cernuschi era toccato, non so perchè, di essere trattenuto in prigione. Aveva brillantemente com-battuto a Roma, come già a Milano nelle cinque giornate. Dai forti di Civitavecchia uscì per intercessione del dott. Conneau, medico ed amico di Napoleone allora Presidente. Lo rividi a Pa­rigi, dove entrato contabile in uno dei maggiori Istituti di credito, coli'ingegno, col lavoro, si distinse e poi arricchì. Vi moriva quando già l'Italia aveva riavuta Roma, irreconciliabile nemico della monarchia Sabauda! Non conobbi tra gli uomini migliori del-**48-49 patriotta più singolare del Cernuschi, che pure era ar­guto e buono ! Quando si sbarcò a Genova, la città riboccava d'emigrati d'ogni parte d'Italia, se ne eccettui Venezia*, la quale però stava per soccombere bombardata dagli Austriaci, decimata dal colera. Né molti dei suoi più valenti difensori tardarono ad arrivare a Genova. Ben ricordo com'io allora conoscessi il vene­rando Pepe, PtJlloa, il Oosenz, il Mezzacapo, il Sirtori ed altri, con cui sì desinava quasi ogni giorno ad una locanda detta il Imbec­chino ! All'annunzio della disfatta di Novara, nel marzo, Genova era insorta, gridando al tradimento regio, come allora- si soleva; ma il Generale Lainarmora l'aveva ripresa con ben piccolo sforzo. Gli spiriti mazziniani ancora vi ribollivano, e la polizia, tra quella moltitudine di emigrati e di cittadini malcontenti, li sorvegliava sospettosa.
Anselmo mi fece conoscere Agostino Bertoni già'chiaro medico chirurgo milanese, che del Cattaneo aveva la coltura, e di Maz­zini il pensiero e l'ardore patriottico. Strinsi amicizia col giovane