Rassegna storica del Risorgimento

HOHENEMSER EMMA ; HOHENEMSER SOFIA
anno <1915>   pagina <66>
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Memorie e lettere
spaziosa casa, entro un piccolo pareo, cinto da mura, nel Fànnia, Le care accoglienze della signora Sofìa Hohcnemscr? la piacevo* lezza del sito, ila cordialità della famiglia, ci persuasero a prendere dimora anche noi al Paqnis, a venti minuta dalla città. Ti si andò a pensione in una villetta dei coniugi Pouclionlinw- fi marito era un modesto fabbricante <<ì orologi, che aveva la sua piccola offi­cina M città. La villetta assai linda e comoda era tenuta con cura dalla signora Pouehoulin, e dalla figlia* Tir ai; sitava bene con altri ospiti, dei quali ricordo l'ottimo Macchi e Pispnló Goeg. Il buon mercato della pensione ve lo diro colle parole stesse Mia padrona di casa: per sessanta lire al mese ognuno di noi era logé, nourj. éclairé, bianchi et chauffé.
La signora Sofia era ancora attraente, anche per la benevo­lenza e la delicatezza de' modi e del conversare. La voce aveva simpatica, e la sua parola colta si animava delle idealità letterarie e politiche del tempo. Curava amorosa colPazienda domestica, la educazione delle tre figlie e del giovinetto Enrico. Questi e la mag­gior sorella Luisa studiavano in casa : le iie minori sorelle Emma e Berta, ancor fancinllette, andavano ogni mattina ad una casa d'educazione a pochi passi dalla materna, dove rientravano ogni sera a cena.
Anselmo ed io eravamo spesso tra gli invitata in quella casa ospitale, che accoglieva il fiore degli emigrati specialmente tede­schi. A me piacque assai quell'ambiente domestico e la sua cara intimità; ed anche ora il ricordò di- .:qu.el tempo mi sembra essere tra i piti sereni della mia " '( si sentiva quasi in famiglia.
Fin dalle prime visite alla signora Sofia, mi aveva piacevol­mente sorpreso un suo tratto di grande sincerità. Una .Séra sul tardi, entrato nel giardino della villa, mi trovai dinnanzi un grosso mastino, che saltando ed abbaiando mi jcontrastava il passo. Un domestico accorse a chetarlo, e a rimetterlo alla catena, da cui si era sciolto. Entrando nel sa lotrq, chiesi alla signora Sofia, come mai ili1 luogo Còsi tranquillo, ella tenesse un tal cerbero. Mi ri­spose colla maggior naturalezza, che quel cane lo aveva, da che le era stato detto, molti italiani emigrati essere venuti ad abitare al Paquis, Se ne rise colla buona signora quella sera stessa, e qualche volta mi avvenne di rammentarglielo poi. Quel nativo can­dore che permane in tanti tedeschi, tra i più cóBi ècl intelligenti,