Rassegna storica del Risorgimento

HOHENEMSER EMMA ; HOHENEMSER SOFIA
anno <1915>   pagina <67>
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m'ispira rispettosa simpatia. Eravamo spesso ospiti della signora, Sofia a cena. In quella intimità conofoM sempre meglio la cara famiglia, e specialmente le due scolarette, reduci ogni sera dal loro ginnasio. Berta, vivace assai, era di qualche anno minore d'Emma, ed ambedue erano vaghi fiori sullo sbocciare. Si assomi­gliavano assai nei tratti di famiglia e mi rallegrava la loro fan­ciullezza attraente ed ingenua.. Urano tanto graziose quelle fan­ciulle nelle loro gonne succinte* ed io scherzando mi facevo rac­contare della loro vita in scuola. Mi' venne sempre più piacendo nella maggiore la sua compostezza, che nulla aveva di rigido, di freddo, ma le veniva 'dia un raro accordo di qualità .lìverse.- Mi compiacevo in mente di quell'accordo quasi ritmico; come di idea­lità, che mi si rivelasse nella fanciulla tanto pura, sensibile, e calma.
Le sere ci trascorsero spesso piacevoli in quell'eletto ambiente germanico, ravvivato da un non so che del nativo calore della madre e della famiglia. v~t convenivano emigrati, tedeschi, alcuni dei quali profossori e letterati, che si erano compromessi nel fer­vore dello idee del 1848. v~i conobbi il Simon ancor giovane 6 tira: i primi oratori del parlamento di Francoforte.
Ma in Ginevra ed al Pàquis brillavano anche emigrati unghe -resi j una vera aristocrazia cavalleresca, che circondava la vedova del Conte Batthiany, ministro di Biossmh, e che l'Austria aveva immolato sulle forche. Si divenne allora amicissimi della sorella di lei, la Contessa Carolina Karolyi Zichy la quale con la sua fi­glioletta Palma abitava pure una villa al Pàquis. Era assai pia­cente sebbene avesse non pochi figliuoli ; la sua era una libra d'ac­ciaio. Da lei conobbi il generale KHapka, l'ultimo difensore del-l'Ungheria nella fortezza di Gomorn e con lui il TeleJdn'A.ndrassy, e il 'JDprci (Erascorsi ornai più di cinquantfanni, io scrivo pur sem­pre alla contessa nonagenaria che mi risponde di quando in quando, purtroppo narrandomi le infermità, e le sventure della sua nume­rósa famiglia e parentela.
Nei primi mesi del nostro soggiorno a GKnevrn anche il Maz­zini vi era venuto da Roma, ma poi era stato bandito dalla1 Sviz­zera, per decreto del Consiglio federale pubblicatali 'ìnevs '
Io gli ero stato presentato da Anselmo, ma pure ammirandolo assai, quel non so che di mistico che era nel suo apostolato non