Rassegna storica del Risorgimento
1847 ; LUNIGIANA ; TOSCANA ; MODENA
anno
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1927
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pagina
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11
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Il 'conflitto fra Toscana e Modena
JI
rito di dilazionare il distacco e di cercare nel frattempo, per mezzo di accordi,, da addivenire ad un compromesso col governo di Modena. Nella seconda patte si impugna la validità giuridica dell'occupazione, contrastante ai principii della ragione e allo spirito dei trattati. Per i principii della ragione, che informano il diritto comune, nessun titolo, pei?' quanto privilegiato, eccètto il diritto di eredità, serve a trasmettere la proprietà, se al titolo non si aggiunge la consegna? la altri; termini, per entrare in possesso di una cosa bisogna ricorrere a chi la detiene, a meno di farsi giustizia da sé il che è un delitto. Secondo i trattati, il Granduca si impegna a cedere i distretti di Fivizzano, ecèV, e quindi il Duca di Modena deve avere la cessione per mezzo di consegna: di conseguenza, in difetto di regolare rimessa, e dell'editto granducale che prosciolga i Fivizzanesi dalla sudditanza toscana, non può parlarsi di occupazione legale. Due Sovrani non possono comandare su uno stesso Stato, così come due persone non possono avere la medesima cosa. Con un. supplemento al memorandum si rispondeva poi ad un comunicato apparso sulla Gazzetta di Modena , in cui si affermana l'occupazione di Fivizzano essere stata detenni nata dal fatto che questo paese si era già sciolto da sé dalla sudditanza al Granduca, vivendo in uno stato di anarchia, con pieno dispregio degli ordini sovrani. Noi sappiamo dalle lettere del Presidente del Tribunale di Fivizzano e da quelle del Commissario di Pontremoli (i) che le cose stavano come si diceva a Modena. Comunque, la diplomazia toscana ribatteva che qualche fatto isolato, come il creare senza consenso la guardia civica, costituiva una semplice contravvenzione che sarebbe stata fatta cessare se non fosse intervenuto, nel frattempo, il colpo di mano delle truppe modenesi.
Il memorandum era pronto per il 16 novembre in tante copie destinate ai Gabinetti d'Austria, della Francia, della Gran Brettagna, della Prussia, della Russia, di Sardegna, e alla segreteria Vaticana. Prima però che partissero, furon fermate dal segretario del dipartimento degli affari esteri, Donato Brillando il quale, scrupolosissimo delle forme che sono * in diplomazia un punto capitale da cui il dipartire espone a molti inconvenienti ed anche al ridicolo che è il maggiore di tutti , fece osservare a chi di dovere che le proteste contenevano, appunto, alcuni difetti formali. Poco dopo, il Granduca prendeva la determinazione di non rivolgersi agli stranieri e di deferire la quistione soltanto ai principi nazionali, a Carlo Alberto e a Pio IX. Così, delle sette copie, cinque furon trattenute, e oggi sì conservano nell'Archivio di Stato fiorentino
(i) Vedi addietro, Jy 8.