Rassegna storica del Risorgimento

1848 ; PARTITI POLITICI ; MILANO
anno <1927>   pagina <58>
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Luisa Gasparini
egli pon abbia valicato la cresta delle Alpi (r). E qualche giorno più tarili : Stolti, e quando cesserete di credere che le nazioni deb­bano necessariamente, ineluttabilmente sottostare ai destini cui vorreb­bero averle condannate i protocolli diplomatici e le trame di ambiziosi gabinetti ? Ripetete pure eoi vostro Mettermeli che l'Italia non più che un nome geografico; ma ella è, ella fu sempre, e la potenza che la rappresenta è il suo popolo stretto in un solo volere (2).
Prima ancora il Panjzzi consigliava di trattare cogli Austriaci sol­tanto quando quell'orde di barbari fossero state cacciate oltre le Alpi, scrivendo nella citata lettera: Da quel che posso capire questo governo consiglia all'Austria di negoziare con voi altri un accomodo; e la venuta dell' Hartig costì, altro fatto che lessi ne' fogli di ieri, è probabilmeute in conseguenza dei consigli di qui. [o dissi liberamente che mai gli Italiani vorrebbero o potrebbero più fidarsi all'Imperatore fò. a membro' della sua famiglia, che dopo la condotta di Radetzsky l'odio doveva essere immortale . Prendendo consistenza nell'animo degli italiani la volontà di aver comuni le sorti, si presentava logica­mente come il più importante problema da risolvere, quello della for­mazione dello Stato che prima era stato raramente dibattuto anche dal punto di vista teorico. La lotta dei partiti che ne derivò, come risul­tante delle diverse concezioni, doveva necessariamente inasprirsi, perchè l'idea unitaria e quella federalistica, che avevano entrambe antichissime tradizioni nella nostra storia, facevano capo a due menti eccelse, quella di Mazzini e del Cattaneo, e per il fatto che la prima, prevalente­mente letteraria e filosofica, affascinava come un'idea più difficile da realizzare, ma più atta a- fondere armonicamente in sé quei contrasti regionali che per tanto tempo avevano afflitto l'Italia, e che l'altra, a sua volta, appariva di più facile attuazione, perchè pur soddisfacendo il sentimeno nazionale, lasciava intatte le autonomie locali e le tradi­zioni particolaristiche. E infine, perchè il concetto monarchico, anche se ricordava troppo il passato regime, era il più equilibrato e il più sag­gio, ed anche il più pratico perchè rappresentato dalla ordinalissima monarchia piemontese, mentre quello repubblicano più rispondeva al prorompente senso di libertà.
Pretendere che questi principii dominati dal sentimento patriottico non si urtassero allora è un'assurdità, perchè ben sappiamo quanto sia costato, anche dopo, il trionfo del pensiero unitario. È curioso invece
(t) R a Marzo, a. J04 (io luglio). (2) // a MarxO) n. 108 (14 luglio).