Rassegna storica del Risorgimento
1864 ; COMITATO NAZIONALE ROMANO
anno
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1927
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pagina
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147
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// Comitato Nazionale Ramano ed il Governo Italiano 147
chetelli informa minutamente il Comitato (1). È d'avviso che i Torinesi eransì abituati all'idea- che la questione romana si sarebbe risoluta alle calende greche. I Torinesi si eran dati alla speculazione ed a costruire case, ricavandone un reddito del 30 pél cento . Il trasloco della Capitale danneggiava il loro interesse: ecco la causa del malcontento. Il Municipio di Torino ha *àrato al popolo di diritti, non di doveri; è sembrato dirgli - agè; - :atìzieH - aspettate la discussione del Parlamenti: ,che. ;g5ratìherai ;se: igiusfco od ingiusto, necessario o no il trasìo-eamento . Sempre secondo il Checchetelli, gli agitatori ban molto nociuto all' Italia, hanno aggravata la situazione, che cominciava a rasst-nerarsi per il giovane Regno.
II Rappresentante del Comitato giudica, sotto l'influenza delle passioni del momento:, come spesso avviene ai contemporanei, le cause che originarono i moti ed accusa i Torinesi di essere stati spinti alla ribellione unicamente dall'interesse. Se in alcuni può aver vibrato questa molla, la maggioranza fu mossa da un impeto di sdegno, sembrandole misconosciuti ì sacrifici grandissimi che la Capitale del piccolo Piemonte aveva sopportati per la causa italiana. Torino si sarebbe adattata alla rinuncia degli antichi privilegi, qualora la Capitale fosse stata trasferita a Roma. Ma il trasporto a Firenze, non comprendendone la necessità, l'indignava, l'offendeva e tacciava d'ingratitudine il Governo che l'aveva approvato.
Secondo quanto afferma il Checchetelli, gli agitatori accusavano il Ministero Minghetti di aver tradito da; Patria fe aver firmato la Convenzione sulla base del trasloco della capitale e furono essi che lo rappresentarono al Re come non più atto a governare: l'odio pubblico esser diretto contro di esso; solo le site dimissioni poter calmare gli animi. Allora il Re chiese al Ministero di dimettersi. Ma gli avvenimenti non si svolsero così.
II Sovrano aveva, è vero, riconosciuta l'opportunità delle dimissioni del Ministero, ma fu parere del Minghetti che, dinanzi a tutti, queste apparissero come non date spontaneamente, bensì imposte dal Re. In un momento in cui gli animi erano inasprii* avrebbe prodotto sulla popolazione torinese buona impressione il licenziamento del Ministero da parte del Sovrano, il che avrebbe valso a scindere la responsabilità di quest'ultimo dal primo.
Il Checchetelli informa gli amici della formazione dei nuovo Mi-
(1) V. Documento Vili.