Rassegna storica del Risorgimento

1864 ; COMITATO NAZIONALE ROMANO
anno <1927>   pagina <154>
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Isabella Bellini
l'Austria salivo qualche eventualità che impegnasse l'Austria contem­poraneamente in altre fazioni millitari . Non vi è probabilità d'una grande guerra, perchè non appare esservi aletta motivo di scissure serie fra i Gabinetti Europei. Il riacquisto del Veneto è per l'Italia que­stione di forza; quindi, il bisogno di rafforzare l'esercito, di tenerlo pronto ad afferrare l'occasione propizia, che può essere offerta dall'al­leanza francese, iaon per rinnovare la discesa 1 e-i Francesi dalle Alpi, come nel '59, che noi dobbiamo sol combattere in Italia per riacqui­stare il nostro. Perciò l'alleanza francese può giovare quando la nazione vicina abbia qualche conto da regolare e che riguardi anche l'Austria. Può darsi che allora l'Ungheria prenda posizione contro l'Austria ed il momento sarebbe assai favorevole all'Italia per agire. Il Checchetelli non prevede, per la successiva primavera, alcuna possibilità di guerra e per­ciò neanche vicina là soluzione della questione veneta. Dal Partito Mu­nicipale di Torino, cui si associano i Partiti estremi, si tenterà Una nuova spedizione di bande nella Venezia. Ma, oltre al fatto che il Governo Italiano è deciso a non lasciarsi trascinare: da alcuno, occorre ritenere per fermo che le popolazioni della Venezia insorgeranno solo se sicure che l'esercito italiano abbia varcato il confine.
Il Checchetelli aveva ragione. L'Italia nel '64 non disponeva di forze sufficienti per abbattere il potente Impero Austriaco. Occorreva che si presentasse qualche eventualità, occorreva che l'Italia potesse unirsi ad altra Nazione: solo in tal caso vi sarebbe stata la possibilità del successo. E così fu. Cadde in errore il Checchetelli affermando che la questione veneta era per l'Austria più che altro questione: di onor militate. L'Austria teneva sommamente al Veneto, anche perchè lo con* siderava, come era in realtà,, una delle più belle e fiorenti provincie dell' Impero.
Riguardo alla questione romana, secondo il Checchetelli, gli uomini di Stato sentono che la sua soluzione si avvicina, ma temono le diffi­coltà che possono incontrare nell'attuazione pratica : fra queste, la resi­denza contemporanea del Re d'Italia e del Papa in Roma.
I più ondeggiano incerti sul partito da prendere. Si ritorna all'i­dea del Plebiscito: nella ipotesi della morte del Papa e della sua par­tenza da Roma, coloro che propugnano la soluzione della questione ro­mana conformemente al voto del 27 marzo '61 sarebbero ben lieti se potesse il Popolo Romano affermare solenuemente di voler esercitare il proprio diritto nella scelta di quel Sovrano, che più gli aggrada e pro­cedere ad un solenne Plebiscito, dichiarando alla diplomazìa straniera che, agendo! in tal modo, non intende menomare l'autorità spirituale