Rassegna storica del Risorgimento

1864 ; COMITATO NAZIONALE ROMANO
anno <1927>   pagina <176>
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Isabella Bellini
soluzione della questione, nel senso del voto 27 marzo. Del resto, quando niuna delle due ipotesi si verifichi durante i 2 anni fissati nella Gon> venzione allo sgombro dei Francesi, il lavoro del Centro romano deve rivolgersi, così qui 3; giudica, a rafforzare ed allargare il Partito nazio­nale in ogni miglior mòdo possibile; perchè, partiti i Francesi, pòssa tro­varsi pronto a poter fare la sua rivoluzióne. Esso dovrebbe quindi (è ciò lo dico per conto mio') tenere organizzate le provi de in guisa da poter esse fare il movimenta, quando tutte lèi eruppe papali si concen­trassero péf impedirlo dentro Roma. Delle due cose una; o1; ife truppe dovrebbero uscire di Roma a comprimere; U movimento provinciale, e in tal caso è nell'interno di Roma che la sollevazione potrebbe agire; o le provincia testeranno abbandonate, ed esse cogli insorti stringeranno Roma di una fascia di fuoco, cui essa non potrà resistere.
Ma per preparare tutto ciò ci vuole denaro.
Eccoci all'importantissimo della questione. Sia detto tra noi. L'attuale Ministero, nella svanite direttiva di esso, si compone di uomini che non han fatto una rivoluzione nel proprio significato, o per dijif ìneglio non si' sono accorti che Cavour adottava qualunque mezzo rivoluzionario: per riuscire all'intento: non se ne sono accorti, perchè Cavour non rendeva loro conto di ciò che faceva. Han creduto quindi che il nostro rivolgi­mento siasi effettuato sempre facendo regolarmente "i icojjìÈL e il bilancio del nostro attivo e passivo. Quindi, relativamente alla sitaazioneateseono essi gretti' talmente che già sarebbero caduti, se non fosse necessario che il trasferimento della Capitale fosse compiuto da loro. E quindi, salvo non si dimostri la utilità della eosa che vogliasi effettuare, non vi sarà da sperare danaro in grandi proporzioni.
Voi forse direte ciò che diceva Mario? Non c'è in tal caso la conve­nienza di un uomo onesto di rimanere al suo posto! Non lo credei voi certo, come mi parve poi si persuadesse anche Mario, vedrete una tale questione dal suo "vero punto di vista,
Qual'è ti principio nostro? Rivendicare Roma alla libertà per unìrfét all'Italia. Da chi avemmo questo mandato? Dal soffrire del nostro Paese, dal nostro diritto, da quelle aspirazioni che ha ogni buon, cittadino per la gloria della propria patria.
Quando oggi potesse trovai*,]! un Ministero, il qualetffieesseii' -ii 'fr nunzia a Roma, riconosco, ' Papa Re, mi cesseremmo per questo dal nostro lavoro, dal proseguire allo scopo de* nostri desideri?
Oggi è l'interesse comune che ci collegc -con esso nell'azione mo­stra? ma noii' nofl; sianio una sua sezione; siamo bensì cittadini che vo­gliamo libero ti' nostro, Paese.