Rassegna storica del Risorgimento

1849-1852 ; DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; EMIGRAZIONE POLITICA ;
anno <1927>   pagina <241>
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// Comitato centrale siciliano dì Palermo (1849-1852) 241
può, che poi non è poco quel che si può, per superare e diriggere
ed affrettare la rivoluzione, che deve salvare il paese. Egli è sicuro
della rivoluzione di Francia; la quale succedendo, crede che ristabi-
<r lira la Repubblica Romana e perciò è quella Costituente che dovrà
regolare l'azione della rivoluzione 0 della guerra d'Italia. Propende
* Pe> governi locali insurrezionali: cosa su che ahbiamo ieri molto qui-4. stionato, come cosa che se ha qualche cosa di buono, ha poi gran- dissimi inconvenienti. È nel discorrere di questo particolare che ei mostra i puntigli e le personalità pel Comitato Nazionale. La sua manifestazione è qui passata quasi inavvertita meno che per taluni buccinatori, che ne gridano e ne strombettano nelle strade e ne' caffè,
* fra uomini che non si curano che di donneare e darsi bel tempo. Tutte altre unioni o consorterie hanno fatto fiasco, e tacciono già da molti giorni. Non son concordi tra loro, non hanno mezzi e non ispi- rano fiducia.
* Milo si duole della poca azione del Comitato e vuole presentare talune sue riflessioni sul poco fatto e sulla linea da tenersi per riu- scire meglio giovevoli. Si duole della riserbatezza che crede che si mantiene e del non essere adoperato per nulla; non avendo ancora potuto presentare il suo indirizzo 0 messaggio, come ei dice, perchè non si è potuta combinare una riunione apposita, minaccia di stamparlo. I colleglli cominciano a mettersi in qualche paura e dicono di vo- lersi agitare. So che si è mandato a parlar Tommaso: il quale ri- sponde: Risolvete a fare e mi avrete compagno.
Iersera mi si diceva da un Gollega che Tommaso ora verrà alle
< conversazioni. Ciò è però per dirlo a Milo che più di ogni altra cosa si duole dell'allontanamento di Tommaso. Spingete voi altri pure e
< vedremo che le cose possano camminare meglio.
In punto leggo una altra lettera di Malta in cui si fanno le stesse lagnanze e si ha in idea di indirizare delle altre rimostranze nello stesso tempo. Se ci metteremo in via e si facesse quel che deve e si può, conforteremmo il paese e toglieremmo dissidenze e scandali che potrebbero nascere.
Nelle carte che ti acclusi nella lettera pel dott. Bertani mi scordai di immettervi il proclama, che or mi affretto a mandarti.
Io non lascio dal fare per quanto so e posso presso le persone che avvicino per far prevalere le idee, su che ci accordiamo. De' no- stri, te ne persuadi, io non avvicino che Giacinto e Laudi. Ho poi varie conoscenze di altri di varie provineie e con questi trovo a di- scorrere e a far qualche cosa nel senso nostro. I miei buoni vecchi,