Rassegna storica del Risorgimento

CARTA GIOVANNI BATTISTA
anno <1928>   pagina <402>
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(Giovambattista S*t ioni; si tifoni un impiago con cui onorarlo. Altre note di protesta seguirono ancora con un lignaggio- e un giudizio appassionato di parte, che ritengo non dovessero troppo giovare atta, .bontà della CMsa che. si propugnava; finalmente nel numero 8 7 titfjM*év ideilo stesso giornale, si leggeva che il Carta era sta.to nominato Segretario nell'Amministrazione del lotto, im­piego da poco, forse anche Ridicolo e malinconicamente si notava meglio poco che nulla .
Era problema di pane, e forse il- modesto impiego evitò che il Carta vivesse di elemosina. Seguitò a fare traduzioni e a scrivere per le Strenne di Milano, an.nualine.ite. L'Ottolini asserisce che nel 1860 il Carta attendeva a scrivere le proprie Memovh che fra non mollo sarebbero state pubblicate, e poiché non possiamo mettere in dubbio l'informazione dell'Ottolini, che fu intimo del Carta, è davvero spiacevole che esse, certo interessanti, non siano venute alla luce e che forse si siano perdute. Nel ISGé, quando si agitava la questione intorno al potere temporale, che fece sorgere iclee di riforma nella Chiesa Cattolica, il Carta scrisse BW Alleanza di Milano un articolo dal titolo: Congresso 0iaWoMGO. bell'articolo, che l'autore chiama in un sottotitolo semplicemente pensiero , ri­volto al Governo, al Parlamento, al Clero, al popolo italiano", il Carta stigmatizza le deviazioni della Chiesa, propugna perchè ri­torni alla sua evangelica santità, ai suoi principii, ammirando i grandi che seppero degnamente onorarla, e perchè richiami il po­polo alla fratellanza di Cristo. Pubblicò pure, insieme, una bella let­tera, il tema era più proprio al suo carattere e al suo cuore, a Napoleone III. In essa è il grido di chi implora aiuto a fare libera l'Italia : Quando, scrive, il 5 giugno 1869 furono spezzati i miei Ceppi da cui ero stato moltissime volte avvinto, per l'5anmenso amore alla mia teWfk, io benedissi giulivamente alle tue aquile, al patrio vessillo... Ma le tue aquile seguitano a stare ferme a Roma, ed abbiamo ancora l'austriaco, che domina e fiero ci guata, a po­chissime leghe da Milano . Seguita invocando aiuto, e termina : <c Ascolta ora la voce di un vegliardo che fu soldato, che sa con­servarsi vergine di ogni cupidigia di maggioranze, la cui vita fu costante lotta e lungo sacrificio a prò della Patria sua (84).
L'anno dopo, nel 1865, il patriota Paolo De Giorgi, editore di
(Si) Tanfo l'articolo che la lettera furono pubblicati anello In estratto.