Rassegna storica del Risorgimento

1849-1853 ;"ASSOCIAZIONE NAZIONALE ITALIANA"; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1929>   pagina <129>
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< Mazzini e i suoi seguaci di Roma wo
nizzuzione, non si desse troppo scura dei fusionisti, illudendosi cir* a il pericolo die questi rappresentano per il suo partito; del re­sto vedemmo come anche il l'etroni non attribuisse a quella scis­sione il carattere di gravità- che aveva, e giudicasse i fusi non più elie una piccola frazione di dissidenti, condannata a restare iso­lata tra la generale indifferenza. Da questo momento invece la pro­paganda dei fusionisti andrà sempre più aumentando, fra il con­senso universale, mentre la pubblica opinione ritenendo immaturi i tentativi mazziniani, farà ovunque progressi in favore del Pie­monte.
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Compiuto il processo, la sentenza (26) fn pronunciata in un primo turno, dal Supremo Tribunale della Sacra consulta, ii "25 settembre '54. In essa si facevano diverse distinzioni tra gli imputati: i puri erano accusati di promossa insurrezione contro il Governo, e maggiormente colpiti; dei fusi, Cesare Mazzoni e Salvatore Piccioni erano accusati di fondazione di società segre­ta, gli altri di società segreta tendente a promuovere la ribellione contro il Governo e lo Stato, e condannati a pene minori. Le con­danne, numerosissime e severissime, ve ne furono 5 alla pena -di morte di esemplarità commossero talmente la pubblica opi­nione in Roma, che dopo tre mesi durante i quali furono fatte pressioni dirette e indirette sul Papa, forse per merito principal­mente della diplomazia, nel dicembre dello stesso anno '54, il Tri­bunale, in un'udienza plenaria con entrambi i turni, riduceva di un grado le pene a tutti i condannati principali. Di costoro alcu­ni, furono trasportati nel Forte di Pattano, altri furono rinchiusi nel carcere politico di S. Michele in "Roma, per espiare le rispettive pene.
Quasi tutti però uscirono dal carcere prima che fosse spirato il tèrmine loro assegnato, poiché accettarono la libertà che il Pon­tefice, dietro spontanea domanda e protesta di pentimento, accor­dava al detenuti politici, Soltanto il Petroni ed altri due rifiutarono sdegn osamente, qualsiasi transazione col Governo, per mantenere fede immacolata ai prìnclpii repubblicani, e Rimasero in prigione nuche nel J7(), liberata Bontà, non furono schiuse le porte delle loro prigioni.
(2flj La sentenza è riprodotta nel volume ilei De Cesare: Roma e lo Stato del Papa. ~ Voi. I Gap. X, pag. 167.