Rassegna storica del Risorgimento

JOSEPHSTADT ; LUBIANA ; CAVALLETTO ALBERTO ; MANTOVA
anno <1914>   pagina <14>
immagine non disponibile

14 O-imeppe Seffiro
gravarsi delle circostanze processuali, intravedevano la possibilità d'una condanna capitale, incoraggiandosi vicendevolmente a man tenersi forti e a mostrarsi degni della causa per cui soffrivano* La prigione con Tito mi sarebbe stata ima vera felicità-; avrei molto giovamento ricevuto dalla forza straordinaria del suo ingegno e della sua mente negli studi che dovevamo imprendere in comune ; spesso parlavamo con desiderio e con gioia della nostra prigionia, dell7 istruzione e dell'utile che a noi ed ai nostri concittadini avremmo potuto produrre coi nostri studi e lavori intellettuali ; egli giovano energico, fervido, pronto ; io maturo negli anni, calmo e meditativo ; ambedue confidenti I'nn dell'altro senza reticenze, senza misteri ci comunicavamo idee, pensieri, affetti, speranze j eguali erano i no­stri intendimenti, eguali i sentimenti del nostro cuore ; il più soave ineffabile amore addolciva le nostre anime legate insieme dalla più perfetta concorde armonia e veramente unificate .'
H 15 ottobre furono separati. Da quel giorno , seri veva il Cavalletto, il dolore e l'afflizione non si scompagnarono da me, dolorosamente ed angosciosamente sollecito della sorte del dilet­tassimo amico ~ la cui condizione diventava ogni giorno più. mi­nacciosa per la scoperta (meglio si può dire denunzia) della parte da lui avuta nell'attentato contro il commissario Bossi.3
Il 28 febbraio 1853 uscì la seconda sentenza, e il Cavalletto e lo Speri, con altri 21 compagni, furono condannati alla pena di morte da eseguirsi con la forca. La motivazione della condanna pel Cavalletto era di essere stato in cognizione dell'esistenza del comitato rivoluzionario venetoj di aver avuto ed accettato l'inca­rico da uno dei capi del comitato veneto ad organizzare un comi­tato filiale rivolazionario in Padova, e di avere, mediante acquisto
1 Lettera da Mantova alla sorella (Inedita), senza data, ma certamente;ÓS' gli aitimi di marzo o dei primi di aprile del 1853. (MIMO civico di Padova, Av­ellivi o Cavalletto Busta, n, 3261. Lettere ulmulcHime dal carcere.
* Lotterà, 31 marzo 1853, da Mantova alla madre di Tito Speri, pubblicata dal Lutilo {/ martìri M Belfiore e il loro processo, Milano, Cogliati, 1905, voi. TI, p. 232 e aeg.).
a Attentato che, come ognun sa, rimase allo stato di progetto unicamente per volontà dello Speri e del dott. Poma, ohe avevano incarico di ordinarlo, La denunzia va attribuita a Luigi Castellalo. (C'ir. LDZIO, 1 martiri di Bel-fiore, edizv II, d*v ,p. 136 a sèg.).