Rassegna storica del Risorgimento

TROYA CARLO
anno <1930>   pagina <408>
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4P8 Riccardo Zagaiia
tendo la i liianiata, si risolvette di venire al sacro piede, ed, ani-messo,, eoa lieto viso esclamò : Sanate Pater, scire velimi Ah paptipim vmtct pelimi.
Gravemente, il santo Padre rispose?: -=. Papati pellis non imita-iftyr - Med nulMus recordortur.
Né vi manca qualche fuggente profilo. lfeé. U card. Grimaldi che. diede nn po' di pace (1837-39) ai romagnoli dipendenti dalla le­gazione di Forlì j ed ecco il card. Rivarola., forse meno cattivo del­la sua fama (21) : Il card. Rivarola è finito proprio per mancanza di vitalità : aveva 84 anni e sino all'ultima sera conversava allegra­mente e voleva che si facesse dagli astanti la calabresella . Ecco la gentile ironia sopra un poetastro : Questa città che scrupolosa­mente Dei virtuosi il merito misura , É? principio di un sonet­to di un poeta Fornari avvocato : ah.' ah ! e poi direte che ci man­cano poeti da laureare * ipno degli amici più bersagliati per la mania di dar fuori giornali di nessun colore e sapore fu un Antonio Ve-si (22), fondatore del Quotidiano nel 1847, del Povero diavolo nel '48 a Bologna, del L'educatore storico italiano nel 1851 a Firenze, e, per il momento, di un giornale dal titolo Utile Dulci.
Vesi mi ha mandato un programma del suo ridicolo Utile Dulci, titolo che mi rappresenta proprio la sua figura: io non so <jome fare a trovargli associati ! mentre m !e illuso circa l'im­portanza del suo foglio e indignato di non trovare associati, si sfo­ga con Edoardo in termini stizzosi : Ed è cosi che i romagnoli ani-man allo studio ed alla letteraria fatica i loro compatrioti ! Noi li andiamo predicando pieni di filantropia, di amore alle lettere, di desiderio d'esser giovevoli ai cultori delle medesime, ma in sostanza sono ie nostre madornali bugie. Dalle tasche loro non cavano da­naro che le p....e le donne-di teatro, il che suona lo stesso . Ecco in qual modo sublime punge la vanità di don Giuseppe Di Cesare, che A donna Margherita aveva mandato alcuni cenni per una propria biografia da inserirsi appunto nel giornale del Vesi. Da questo squarcio comprenderete che il bnon Di Cesare ama le lodi ; ma, po­veretto, ha perduto mesi sono un figlio di undici anni, ed è stato un sommo dolore ; consoliamolo in quello che può consolarsi un po-
(21) gott da vedere i giudizi su lui espressi dal Fabbri ripetute volte nei J3el anni e in altri scritti. Ne è senza volere la condotta del Blv. appunto ver­so U V. prigioniero.
(221 Su Ini, il DE MARIA, op. clt., pp. 178 sgg. e 104, che e la pagina donde ricaviamo questo aneddoto.