Rassegna storica del Risorgimento

TROYA CARLO
anno <1930>   pagina <422>
immagine non disponibile

4*2 Ri(t<sa.rào Zayaria
abbiamo potuto raccogliervi in tomo ; sicché le pagine da lei scritte al venerando amico non hanno interesse se non per la biografia di Ini, né altra importanza fuorché biografica riguardo a lei, che vi j risalta come una modesta, affettuosa, dolce signora, amica, madre. La chiara coscienza della fJppSa piccolezza messa in confronto del l'immenso sapere dello storico le davano un brio ironico, che si ve­lava a sua volta di malinconia allorché la sua anima si abbando­nava al ricordo, quasi nostalgico, delle care abitudini, intime e sem­plici, di una volta. E' ciò che sale dal fondo della lettera che segue, la più interessante tra le altre
Roma, 31 oltobw 3Ì852.
E
Mio carissimo Troya,
lo non so che cosa direte del fatti miei: ingrata, cattiva, malcreata etc-Fuori del primo titolo, mi sottoscrivo a tutto, benché, per dire la verità, questa volta lo sia involontariamente. Volevo scrivere a voi, subito arrivata, alla campagna; ma vi sono arrivata con una Bambina malata, la malattia è durata tutto il tempo che. vi sono rimasta>; vienuta a Roma, ho trovato-molti impicci a sbrigare, per cui non ho avuto un momento libero. Voi non mi credevate forse donna di tanta importanza; ma pensate che una mezza dozzina di figli danno importanza assai. Il nostro viaggio è stato buono tolta la dispiacevole circostanza delia bambina, cominciata J'ultimo giorno. Sono a Roma da quindici giorni. Ho trovato un'aria di tristezza, e una soli­tudine che dà malinconia. Credo che dopo Napoli faccia sempre questa im­pressione. Mi dicono che vi siano mólti forastieri, ma non li vedo. Si lusin­gano di averne nell'inverno una folla straordinaria. Ho trovata Giacinta molto meglio dì quando l'ho lasciata. Abbiamo fatto un gran chiacchierare di voli e di D. Giovanni uà che avevo appena conosciuta l'altra volta, e che adesso considero come amica di antica data. Anche con D. Giovannina abbia­mo parlato della mia povera Nonna, e dei nostri tempi, del gran canapè e del gran lucernone.
Voi gli (sto) avevate fatto conoscere tutto quel nostro mondo. Vi prego di fargli mille affettuosi saluti per me, e dirgli che ho sempre presente l'affezio­ne che mi ha mostrata sempre, e particolarmente il giorno della mia partenza.
Ho consegnati I libri alla M. Gaueel con un poco di ritardo perchè la mia dimora a B. Vito è stata un poco prolungata per la malattia della ragazza re­anche per una eombinasdone alcuni oggetti, fra i quali I libri, hanno tardato a giungere in Roma. Voglio sperare che questo non abbia portato dissesto.