Rassegna storica del Risorgimento

BOLOGNA ; TALENTONI BARTOLO
anno <1931>   pagina <357>
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Prigioni mtstviwQÌte o puntificiy In Bologna- 357
una lanterna affissa al muro I>r vedere mi poco. Vicino alia porta il que­sta tetra prigione, stava, di giorno e di notte, una. sentinella, eoi fucile al piede, KeiU'Inverno, veniva cambiata ogni ora,; e, nell'estate, ogni ora e mezzo. La bocchetta del carcere era. quasi sempre aperta; un'altra sentinella girava sempre avanti e indietro; sotto il porticato una tersa faceva egual­mente dalla parte dell'orto.
Entrato in questo umidissima' luogo, *mi fecero spogliare, togliendomi anche ih amMa; ed il caporale carceriere porto via tutto il mio vestiario, forse, per visitarlo; intanto io mi rannicchiai ignudo in un cantuccio, ove era della paglia, messavi forse appositamente; dopo ima buon'ora, il capo­rale torno, riportando i miei panni. I soli carcerieri erano mi sergente, ed un caporale. La porta di questa miKÌa> che loro chiamavano prigione, stava sempre chiusa con un grosso catenaccio al di fuori e a chiavo. Molti uni­ci a II, transitando, si affacciavano alla bocchetta, in modo tale da credere che là dentro vi fosse una belva feroce, anziché un povero padre di fami­glia, con una piaga ancora aperta nella gamba sinistra, in causa di una frattura riportata* ed impotente a camminare se non colle grucce: unico suo delitto, quello di amare la patria. 11 vitto era qualche cosa di orribile. Pochi granelli di pasta riso messi in un lurido catino, pieno di acqua Calda che chiamavano brodo, era M pasto giornaliero; un pane da muni­zione; qualche volta una porzione di carne, che tirata nel muro balzava tre volte da terra ; la mattina,- caffè e latte che somigliava al brodo della mi­nestrài >. per'questo mrido vitto* facevano pagare dodici soldi al giorno.
Passata una settimana, venne il sergente carceriere con quattro soldati armati di fucile, e mi disse die il Signor Maggiore Uditore, il imile si chia­mava Graneiae, mi aspettava per parlarmi. Salimmo le scale, e, giunti alla porta della stanza OJVC: questo tf<ttore soleva tenere gli esami, la scorta si' fermò: ed il sergente mi condusse davanti all'Uditore; Questi, con buoni modi, dopo di avermi ordinato di sedere, mi domandò come si chiamavano i capi che dirigevano allora la società segreta politica di Cesena. Risposi Con franchezza, ,efee, non appartenendovi, non potevo sapere ehi fossero 1 capi* come 'gli acevà; Mi domandò se conoscevo atonia, tìovoni, Borni-fava Giovanni e Tamburini Viucenzo; a questa ingènua interrogazione, ri­sposi che 11 conoscevo tutta* Allora mi domandò quali rapporti avevo seco loro. Nessuno. nll'infuorl di una semplice conoscenza, risposi. Non è vero, replicò' ri/attore, con voce risoluta ed arrogante! ~tf avete con loro rap­porti pollÉCk, E* tatto. Infuriato,, mi congedò* dicendomi: quest'altra volta troverò io il modo- di larvi diTre. la verità : lo 00 tutto, e da voi solo voglio in conferma*
Ritornai, eolia solita scorta, nella prigione, pensando seriamente alle min