Rassegna storica del Risorgimento

DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; FABRIZI NICOLA ; FARINI LUIGI CARLO
anno <1931>   pagina <360>
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Il sergente però non ini nilse la satana* come uvetta ordinato. idÉOMi ffirnno tante e tali queste torture morali, elle ft non mi senVOr la forza di sopportarle; e decisi voler morire di fante,; sergenti, alla solita ora, vai porto la minestra e la carne; le rifiatai; la sera, cosa straordinaria, mi porto del Otello arrosfconoa-lo vollfcj la anattìna,: idi poi, il caffè e Mte"f: io gettai via. t Tedeschi volevano torturate moralmente e materialmente i detenuti, per sapere ciò etite volevano; ma non permettevano si dicesse che colà facevano morire i detenuti politici. Sul mezzogioJJnO venne il medico; mi tastò il polso, e mi disse: siete molto debole; conviene prendiate qualche cosa. Risposi: non ho fame: Ho fatto preparare del brodo ristretto; pen­sate che avete famiglia; le cose sono per cambiare in meglio; prendete questa brodo che vi ho ordinato; <- ìS!edremo qnesta sera. DifEatti, poco dòpo, il sergente mi portò il brodo ristretto; lo presi, ma lo rigettai; più tardi mi portò un fioretto; anche, di questo poco ne trattemi!. La sera presi una pio cola quantità di una gelatina appositamente per me fatta; poi venne il me­dico; mi trovò molto estenuato; tornò a pregarmi di prendere del brodo ri­stretto,; lo presi; mi sentivo molto male allo stomaco, ma fo*ritenni. Il giorno-appresso, mi portarono in una stanza al piano superiore, non potendo piò reggermi in piedi; e questa stanza era buonissima; e. benché vi fosse la buffa alla finestra, pure, si vedevano i ridenti colli del Bolognese, coronati di magnifiche ville. Continuarono a darmi brodi sostanziosi e gelatina. Con­tinue, erano le visite del medico. Dopo una quindicina di giorni di cura, in­cominciai a riavermi ; ina lo stomaco era sempre disturbato 'M mai mi si è totalmente ristabilito. La sentinella però stava sempre entro la stanza- Dai Tedeschi, mai più fui esaminato, né più tormentato dai carcerieri. In se­guito a qnesta mia seria malattia, e forse anche pel mio mal aspetto, si erano mossi a compassione ; cosicché* vitto era qualche cosa di meglio. Mi si somministrò vino da bere, nonché, per togliermi da una continuata malinconia, mi passarono libri da leggere. Ilo voluto smnmizzare tutti questi fatH, accompagnati da tutte le circostanze, per. 0<*' 'GOmiscmm tìhe se a qual­cuno dei nostri disgraziati detenuti politici, fosse sfuggita ,qualehe parola comprovi eltewUe, non.. è da fargliene troppo addebito, poiché te astuzie ed} arti infernali itetiHnqit/ìsteione tedesca erano iat òhe 'il difendersi era vvi* vacato.
Finalmente, dopo didotto mesi di prigionia, venne dImprovviso nella mia cella l'Uditore Grand ne, che da nove mesi non avevo più veduto, a comunicarmi che noi eravamo destinati a passare nelle carceri pontificie per essere giudicati dalla Sacra 'Consulta dRonia. Allora, perché ben sa­pevo che in nulla più avrebbe potuto nuocermi, ini lagnai seriamente col rimproverarlo di avermi tenuto In carcere tanto tempo cosi ingiustamente