Rassegna storica del Risorgimento
1799 ; SICILIA
anno
<
1931
>
pagina
<
267
>
XVIIJ Oonffiesso Sociale <U Palermo 267
Artale, che allora era Giudice della H, Gran Corte di Palermo, ed
istruiva il suo processo, i seguenti versi :
Signor, dell'empia razza Giacobina; Soffro a torto finor le rie vicende, Sicché tra pene, e tra miserie orrende, Factus snm sicut uter in pruina.
Nulla mi giova il dir sera, e mattina : Deus in ad jutorium menni intende, Se non intnono a Noi da cui dipende Domine ad adjuvandum me festina.
So che siete il terror de' lupi immondi, Che contro il giusto in voi non v'ha ripiego Et justitiam tuam non abscondi.
Ma io non sono un lenzuolo, un Oetego, Pietà de' casi miei noti, e profondi, Quia unicus, et pauper sum Ego
Pietà, Signore, vi prego Che per i tanti, e tanti piagnistei Attenuati sunt oculd mei
Distinguete da rei. I Sudditi fedel del nostro Rè, Et in vertute tua libera me.
Io vi prometto affé Che finché il Ciel non pioverà polpette Mai: pi ii non leggerò fogli, e gazzette.
Che anzi in lingue sette Métter farò su la mia tomba un scritto ' A guisa di piramide di Egitto
Stia lungi, 0 passi dritto Chiunque mai Gazzette in tasca adduca. Che in quest'urna fatai giace De Luca.
Questi versi si trovano in un volume manoscritto della Biblioteca FardelUana dì Trapani, e che appartenne al monaco agostiniano scalzo P. Benigno da Santa Caterina, che li raccolse nel 1799.
Il timore del giacobinismo arrivò al punto, che i predicatori nella quaresima del 1799, spiriti da fervore portarono il loro zelo sino a convertire le cattedre di fede cristiana, in cattedre politiche, ove sì faceva l'apologia del governo botfoonico;?, f viceversa si dipingevano con i colori piò foschi, le nuove idee di liberta* Di queste pre-