Rassegna storica del Risorgimento

GIOBERTI VINCENZO
anno <1915>   pagina <746>
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W. Cerarini-Sfotga
ai può dar alla forinola della circolazione della sovranità. Qnesta non è pia estrinseca ai sudditi, allo stesso modo che l'autorità non è più oggettiva alla coscienza individuale; ma come l'autorità si fonda su questa coscienza, cosi la sovranità diventa inclinazione e volere spontaneo del saddito, non più concessione o riflesso del potere sovrano, ma posizione, riconoscimento, coscienza, da parte del sùddito. Ora dicendo ritorno del pensiero sopra di sé come co­scienza, si dà la foruiola della mentalità assoluta, nella quale Gioberti riconosce la legge sovrana del mondo , facendo consi­stere il progresso nel suo trionfo; dunque è trionfo della menta* lità o del pensiero anche la soggettivazione, per così dire, della sovranità. Questo è quanto Gioberti intende allorché scrive che << oggi la democrazia trionfa, perchè essa è Io svolgimento del pen­siero nelle classi che non pensavano *. Svolgimento del pensiero, ossia coscienza che il pensiero prende di sé, equivale qui a tra­sformazione della sovranità da oggettiva in posizione soggettiva dello spirito. Così lo Stato diventa realtà vivente nella coscienza dei sudditi a misura che questi, col l'elezione, salgono alla sovra­nità: onde, contemperando in sé l'autorità colla libertà, res olim dissoci ab iles, esso concorda colle leggi cosmiche, e rende imma­gine delle armonie del mondo .
Il repubblicanesimo giovanile di Gioberti è un fatto che non ha più bisogno di conferme s, ma è logico che, avendo esso avuto un'origine più. sentimentale che razionale, il filosofo adulto l'abbia sconfessato ; il che non toglie che qualche traccia indelebile ne sia rimasta nel suo spirito, traccia la quale spiega forse meglio che i meditati raziocini avversione sua profonda, spontanea e GOIL* tiII mi ai governi assoluti. Per Gioberti giunto alla maturità politica la cosa sostanziale è come s'è visto l'ordinamento dei poteri dello Stato secondo il sistema rappresentativo; nell' Apologia egli afferma con tutta chiarezza (quasi confessandosi dei propri giova­nili sfoghi contro i re e le corti) che l'essenza degli ordini rap­presentativi non consiste mica nella forma monarchica o popolare, che è quanto dire nel -modo in cui è stabilito il sommo potere
* *' Della Protologia (Torino, 1857), II, p. 87. * Ctì-. SOLMJ E., Mattini e Gioberti, cì, p. 8-8, 17-10, e il mio studio Politica e religione, <srb>, p. 81.,,