Rassegna storica del Risorgimento

1849 ; AREZZO ; GARIBALDI GIUSEPPE
anno <1915>   pagina <760>
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A. tèavdli
AO-BIOOI.TUBA. Sotto nn clima salubre e temperato, con mi terreno, in gran parte, pianeggiante e fertile, l'agricoltura, se non è ridotta nella Comunità a quel grado di perfezione, a cui potrebbe aspirare, ha ricevuto per altro molti miglioramenti da non doverla considerare stazionaria in tutti i vecchi sistemi. Un ben inteso avvicendamento nella sementa dei cereali, l'uso più abbondante degli ingrassi e dei concimi, una meglio regolata lavorazione dei terreni, un generale restauro ed aumento delie: case coloniche, la piantagione, fetta più comune, de' gelsi, delle viti e degli oliti, dimostrano ad evidenza quanto e maggiore Fattual sorveglianza ed intelligenza nel proprietario, e agricoltore aretino, il quale ottiene ancora una larga ricompensa dal custodire nelle sue stalle, ridotte più ampie e più sane, ogni sorta di bestiame, ma in modo speciale il vaccino, di cui sono state tanto migliorate le'razze. Il piccolo numero dei consumatori locali, la difficoltà dello smercio dei prodotti al di fuori del territorio commutativo, la soverchia divisione e segregamento dei terreni, che sono, in gran parte, posseduti o da Famiglie estranee, che rare assumono il pensiero e la spesa di continui miglioramenti, o da corpi morali, che, anche da vicino, si abbandonano per loro natura ad una simile indiffe­renza, sembrano le vere cause, che contribuiscono a diminuire, in alcune porzioni di territorio, i progressi dell'arte agraria. Il pos­sidente, che dimora in campagna potrebbe giovar molto all'agri­coltura col diffondere e fare sperimentare da' propri coloni i nuovi strumenti e le macchine rurali, raccomandate oggi giorno dagli agronomi intelligenti, e di buona fede, ma sventuratamente tali persone poltriscono nell'ozio e corrompono piuttosto ohe correggere i costumi del campagnolo. L'abuso di taglio dei boschi nella mon­tagna e l'inveterato pregiudizio di privare gli olivi di tutti i grossi rami, per mezzo delle potature annuali, sono tatti che meritano una più generale riforma fra noi.
AETI E G03OLERG10. Quattro polveriere, una vetrerìa, tre conce di cuoiami, una filiera di ferro, moltissime fabbriche di cappelli di feltro, alcune altre di stoviglie grossolane, una di tessuti di lino, canape e cotone a opera di tutte le sorti, per mezzo di telari* piccoli e grandi alla Giaco, e varie tintorie e fabbriche di pminl in lana, tinti e rifluiti, sono le principali manifatture nel comune. Merita, per altro, una speciale menzione il lanificio militare, diretto