Rassegna storica del Risorgimento
1849 ; AREZZO ; GARIBALDI GIUSEPPE
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1915
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A. HavtlU
e la coscienza dell'uomo probo ed intiero, in breve egli è divenuto; direi quasi, l'oracolo della citta. A lui è affidata gran parte degli interessi non solo dei suoi concittadini, ina di quelli eziandio dei Toscani e degli esteri che si trovano nella necessita di ricorrere ai tribunali aretini. Né una transazione colà si opera, se non vi abbia acceduto il consiglio del dott. Romanelli... Cosi, ripeto, la sua perizia, la sua integrità gli hanno acquistato l'universale suffragio. B, mentre egli nulla ha da desiderare per parte del Governo, dal quale non pochi sollecitano quei mezzi di sussistenza che non sanno ricavare dal libero esercizio d'una professione, il Governo gli addi-mostra piena fiducia, e lo elegge a giudice supplente nel tribunale di Arezzo, e procuratore dei EE. Dipartimenti. Kè meno assennato e veritiero è il giudizio del Mari sul Romanelli come pa-triotta. Fino dai suoi più teneri anni egli ama ardentemente la Patria, e ad essa nel segreto dell'animo suo consacra i più cari affetti ; e siccome alla prosperità della patria sono condizioni essenziali la indipendenza e la libertà, cosi l'una e l'altra ha nel cuore; la indipendenza, senza la quale la vita delle nazioni inaridisce e cade; la libertà, perchè senza di essa inaridisce e cade la vita del cittadino .. Nel generale commovimento d'Italia, in quell'unanime slancio di speranze e di affetti, quando i Principi si facevano capi e moderatori d'una pacifica rivoluzione, sì augurò egli che le forze ancora e le attitudini dei cittadini si fossero preparate e disposte ? e si lanciava nel nuovo cimento, lieto che il riscatto d'Italia potesse dirsi, non che iniziato, compiuto in ciò che riguarda la libertà interna, quando i Principi consentivano a dividere coi governanti le loro antiche prerogative, e così risolvevano, d'un tratto, la questione delle civili franchigie,.. La indipendenza di questa nazione, altrettanto infelice quanto grande per memorie d'antica potenza e per opere di civiltà, era pure il sospiro e il sogno del Romanelli; e, se un meraviglioso concorso di circostanze imprimevano al sùbito risvegliarsi d'Italia il suggello dì un decreto di Dio, non potè l'animo dell'ardente patriotta rimanersi o indifferente o passivo all'aspetto della novissima insegna, che sorgeva a rappresentare una federazione invocata dai popoli e promessa ormai dai Governi o dai Principi. Dominato ed esaltato, se cosi vuoisi, da questa idea generosa, accorreva il Romanelli ovunque gli sembrasse poter spendere una parola d'unione e di concordia a favore della guerra d'in-