Rassegna storica del Risorgimento

ABRUZZO ; CARBONERIA ; CLERO
anno <1932>   pagina <342>
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<?6 XVIII Congresso Sociale di Palermo
duro coi liberali, e gli additava, per mezzo del conte di Lebzeltern,-pericoli di rivoluzione, a ogni pie sospinto S un fatéfeo' che l'Austria, dopo aver ritirato ,'ie <fi?uippe dal Regno nel 1827, sarebbe stata feli­cissima di rimandartele, poiché non ve le avrebbe tenute, come non ve le aveva tenute, a sue spese; e, mentre Ferdinando cercava di sfuggire dalle mani di essa e di sottrarsi .alla protezione di quella potenza, l'Adria avrebbe volentieri messo in .evidenza l'incapacità del re a governare da solo, a mantenere lo Stato immune dalla rivo­luzione con il sussidio delle proprie truppe soltanto e degli Sviz­zeri, e senza quello dei reggimenti imperiala
Tutto questo dovette comprendere e rappresentarsi alla mente re Ferdinando, e, poiché, dopo che il sangue era stato versato, altro non poteva fare, lavorò ad accreditare la versione che i caduti pa­lermitani non fossero vittime dell'idea liberale, che non si trattasse di carbonari, poiché liberalismo e carboneria non esistevano nel Regno, ma che i fucilati del piano della Consolazione dovessero con­siderarsi come volgari malfattori. Così la versione del furto e della rapina, messa innanzi iper prima dalla Polizia non ad altro scopo che per mostrare di non essersi lasciata cogliere impreparata, e scagionarsi dall'accusa di non aver saputo prevenire i disordini accolta dal Luogotenente forse in odio al predecessore marchese Ugo, il quale sui fatti settembrini avrebbe eseguito una montatura e su di essi avrebbe imbastito nn processone, accolta altresì dalla Corte marziale, che giudicò il Di Marco, fu fatta propria senza gran convinzione, come i documenti dell'Archivio napoletano di­mostrano (3), dal governo centrale/- :è venne senz'altro divulgata e resa ufficiale. Tanto è vero che la sentenza delia Commissione mili­tare di Palermo, riprodotta in varie decine di copie a stampa, fu diramata all'Estero come dpcumento dell'opinione governativa sui fatti, che l'avevano provocata.
Fu questa e non altra la ragione del travisamento del moto pa­lermitano, che, da politico che era, passò per un episodio di delin­quenza comune, con manifesta offesa alla verità e dispregio delle, po­vere vittime rìniUNfee. a lungo sotto l'ombra fosca di una trista fama immeritata,
GrosmppE) PALADINO.
(8) Arati. di Staio in Napoli, Potòria, (kr:bhn.<ìt4à) f. 85. B* inutile dire che questi documenti sono sfuggiti a coloro Che sì sono occupati sino ad ora del­l'argomento.