Rassegna storica del Risorgimento

VENEZIA ; CAPPELLO (FAMIGLIA)
anno <1915>   pagina <820>
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820 Geppetto
compagni. Chiedevamo ove ci si conducesse, e che le nostre fa miglie sapessero almeno ove dirigere le lettere, ma le nostre pre­ghiere erano prese a scherno, e così partimmo da Venezia, spogli, senza denaro e lasciando i nostri cari immersi nel dolore, e nella desolazione.
Appena il convoglio fa sul ponte della laguna, gettai uno sguardo alla mia Venezia e mandai un affettuoso bacio ai mìei diletti figli che doveva abbandonare, Filippo al campo della guerra, Jacopo che appena ventenne restava alla direzione della famiglia ed alle giovinette Fausta ed Isabella affidate a mia sorella Chiara. Li ho benedetti tutti e quattro e rivoltomi al Cielo pregai la di loro genitrice che da lassù me li sorvegliasse. Dopo ciò ricomposi il volto per non farmi vedere avvilito da quei brutti ceffi, sapendo d'altronde che il mio solo delitto era quello di aver amato e di amare la patria.
Istruzioni severissime erano state date a quei soldati che ci custodivano nei vagoni ; eravamo stati disposti uno per riparto, e non ci era permesso neppure di alzarci in piedi e guardare fuori dello sportello. In cotale modo, senza mai provvederci di cibo, fummo condotti fino a Oasarsa, allora al cima stazione della ferro­via in Italia. Colà ci fu portato uu pezzo di carne e un pane, ma senza coltello e forchetta, dicendoci che a prigionieri non erano permesse armi di sorta. Poco dopo ci fu ordinato di discendere dal vagone, ad uno, ad uno e ricevuti da altro Generale e militari, fummo imballati in cosi detti omnibus, mettendoci ai fianchi dne soldati per ciascuno, e fummo così tradotti nell.' Italiana Fortezza di Palma, giungendovi alle ore 7 circa della sera. Questa buona popolazione ci accolse con quel mesto contegno che dava a dive­dere la profonda tristezza di cut era compresa nei vedere onesti Cittadini fra gli sgherri Austriaci. Condotti nel cortile di quel car­cere fummo ricevuti dal Comandante della Fortezza e solo allora abbiamo potato vederci tutti uniti; eravamo in 14, tutti conoscenti ed amici :
1. L'Ingegnere Daniele Dott. Francesconi, Segretario Gene­rale delle Assieurazionii
2. Giovanni Dott. Liparacchi, norajo.
3. Fob. Gio. Batt. Nicolò Dott. Morosini, uno dei 40 che fu­rono esiliati da Venezia nel 184 ed ex Deputato provinciale.