Rassegna storica del Risorgimento
VENEZIA ; CAPPELLO (FAMIGLIA)
anno
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1915
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pagina
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822
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Q. Cappello
cherìa. Fu questa una tale evenienza, che veramente destò in noi un po' di avvilimento, sebbene volessimo essere superiori a qualunque cosa ci avvenisse.
Alle ore 6 del mattino del 19 giugno eravamo già tutti pronti alla partenza, e chiesto a quel degnisnmo Sig. Commissario Gri-sogono, che era stato destinato ad accompagnarci con altro Commissario Sig. Ferlan, che almeno ci lasciasse scrivere alle nostre famiglie per renderle informate della nostra salute, e quale strada si percorreva, ebbe egli a risponderci con tutta tranquillità, che ciò non stava nelle attribuzioni avute, e che lo si permetterebbe giunti alla nostra destinazione. Maledimmo, fra noi quell'Italiano rinnegato ed imprecammo contro il Governo, che si ribella ai sentimenti di natura, ma abbiamo dovuto adattarci.
Poco dopo, venuto nel cortile del carcere il Sig. Tenente con la sua buona scorta di snidati ci ordinò di discendere due per due. Colà trovammo alcune incomode ed indecenti carrozze che erano state requisite in paese, e ci fu ordinato di salire due per carrozza con due soldati nell'interno, ed uno al di fuori col vetturale. Il Sig. Teuente per verità voleva rimandare taluna di quelle carrozze, perchè troppo indecenti, ma vi fu chi ha sentito il Sig. Grisogono a dire, che erano anche troppo buone e poco male sarebbe stato se anche ci rompessimo il collo. Cosi imballati partimmo da Palma, in mezzo alla mesta popolazione, diretti a Nab resina.
Giunti a Monfalcone paese subito al di là del coafine Italiano., ma che dovrebbe pure far parte del I? Italia, abbiamo fatto una piccola sosta, e per verità quegli abitanti, e specialmente le donne dimostrarono, il loro rammarico,- e mi sarà sempre impressa alla memoria una Signora sul trentanni, vestita dì bianco ohe, uscita da una farmacia, ci salutò sventolando il suo fazzoletto, e poi ci accompagnò fino a che ci ha potuto vedere, continuando il segnale
del saluto.
Proseguito il viaggio, e giunti a Uabresina alle ore 3 poni, una grande folla di gente circondò le nostre umili carozze, e qualche graduato militare si permise di beffeggiarci, ma noi gli abbiamo riso in faccia, ed egli dovette allontanarsi. Dopo di averci lasciato per mezz'ora nelle carrozze ci fu ordinato di discendere e fummo accompagnati nella sala d'aspetto della Stazione della ferrovia. OohV trovammo imbandita una tavola per noi prigionieri, e poco disco-