Rassegna storica del Risorgimento

VENEZIA ; CAPPELLO (FAMIGLIA)
anno <1915>   pagina <835>
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-quel buon Direttore. Poco tempo dopo che fumino In quel carcere fa affidata dall'Amministratore la cucina per noi prigionieri alla Sig. Manetta Vagner, venuta da Trieste. Era la Vagner una gen­tile signora, giovine simpatica, amante del suono e del canto e che parlava la lingua Italiana. Ha dessa sempre cercato di ser­virci esattamente nelle nostre ordinazioni, e talvolta ci mandava a donare un qualche piatto dolce, o qualche mazzo di fiori. Abi­tava vicino alle nostre prigioni, e spesso la si sentiva a cantare e suonare.
Vedendo che quel Big. Direttore sembrava soddisfatto del no­stro contegno, gli abbiamo chiesto se avesse permesso che i Fra­telli Bonlini ci facessero un giorno in.carcere il pranzo per tutti, invitandolo esso pure a mangiare i risi alla Veneziana. Aderì di buon grado e diffatti essi fratelli Bonlini allestirono un pranzo squisito, e nel giorno designato ci univamo tutti nel camerotto N. 4 ed intervenuto anche il Sig. Schuchenanr siamo stati di buon amore, facendo brindisi a Venezia, all'Italia ed alle nostre fami­glie. Cercavamo con tali distrazioni di sollevare il nostro spirito, mentre la lontananza dalle famiglie e. la privazione di notizie delle cose della guerra ci Tendevano tristi e pensierosi.
Per leggere soltanto una Gazzetta, ed era da Praga, per cui le notizie non erano molto esatte e vecchie, la ci costava una bot­tiglia di vino, che è quanto dire 2 Fiorini; nullameno tatto era buonoi Da quel poco che si poteva raccogliere sembrava che le cose della guerra fossero a noi favorevoli, sicché si sperava sem­pre di sentire che Venezia era libera, ed anzi se talvolta ritar­davano le lettere a pervenirci, ecco la nostra immaginazione a farci credere, che erano state interrotte le comunicazioni con la Germania, perchè Venezia era occupata dalle truppe Franco Ita­liane. Infatui: la nostra fantasia spaziava sa. quel bene che tanto si desiderava, ma purtroppo ben presto abbiamo dovuto convin­cerci Che la nostra non era che una continua illusione,
la una sera degli ultimi di luglio, essendo noi al solito pas­seggio nel cortile, il nostro Direttore si avvicinò a noi, ed in modo concitato ci disse:;* Fidatevi del vostro Napoleone III; dopo le vittorie ottenute segnò la pace coll'lmperatore Francesco Giu­seppe, restando il Veneto a quest'ultimo . Non e a dirsi quale ferita sia stata per noi un tale anuunzio. Gli abbiamo dato del