Rassegna storica del Risorgimento

VENEZIA ; CAPPELLO (FAMIGLIA)
anno <1915>   pagina <836>
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836 . Cappella
mentitore, del pazzo, ma purtroppo comprendevamo die vi era del vero, lìi tiratici nei camerotti abbiamo gridato, bestemmiato o per* fino fra noi altercato; infatti fu una sera ed una notte d'inferno, Non potevamo capacitarci come, dopo tante vittorie, si dovesse ve­nire ad una pace col sacrificio dei poveri Veneti, molto più che non conoscevamo come fossero le cose, e solo da quella nefanda Gazzetta che ci avevamo, procurato si scorgeva la continua ripe­tizione che la linea del Mincio era il confine naturale della Ger­mania. Quanto a me non potei foro a meno di esclamare, che Tendeva grazie a Napoleone come Italiano, ma che ciò non poteva fare come Veneto. Pochi giorni dopo purtroppo ci fn confermata la notìzia, e fu allora per noi bandito per sempre il buon umore. Pensavamo alle nostre famiglie, alle quali all'affanno ed all*anli-zione di averci lontani sì aggiungeva la sventura di dover rimanere soggette alla dominazione Austriaca, e di dover tollerare la deri­sione di quei poliziotti, che tornavano ad imbaldanzire ed a tiran­neggiare.
Siccome la Lombardia era già, stata unita al Piemonte,, j at­tendeva di giorno in giorno l'ordine per la scarcerazione dei m buoni Lombardi. Dilfatti ai primi di agosto giunse un telegramma a quel Comandante la Fortezza, col quale Si annunciava essere stato disposto per la scarcerazione dei suddetti Lombardi. Quel Si.u". Direttore corse tosto ansioso a darne la lieta notizia, ma non fu si sollecita la loro partenza perche come il solito i dispacci relativi dovevano passare la lunga trafila di tanti uffici e per di­verse Città. Finalmente, dopo alcuni giorni giunse da Praga me Commissario con ordine .di scortare i Lombardi fino al confine Italia.no, con la prescrizione della via da tenersi. Non posso de­scrivere la generale commozione di noi tutti per doverci separare da qu<.i buoni amici, che avevano preso tanta parte per la nostra afflizione di dover ancora rst;are soggetti! al dominio straniero. Ci siamo baciali, ed abbracciati più volte, abbiamo pianto, ed era pianto di dolore per il tlistaeco, era pianto di gioia, pensando che presto avrebbero veduto i loro parenti ed amici in patria resa libera dalla schiavitù Austriaca
Volle fatalità che appunto in quei giorni ci venisse altra no­tizia, che per noi era dispiacente. Il Direttore Schuchenuur era stato traslocato Direttore alla Casa di pena in Padova. Ormai ci