Rassegna storica del Risorgimento

VENEZIA ; CAPPELLO (FAMIGLIA)
anno <1915>   pagina <841>
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Alcune pagine di patriottismo 841
appressarsi sventolarono i fazzoletti bianchi. Fu una scena commo­vente e straziante e da ciò dovevano comprendere i nostri nemici, qnale era il sentimento di tutti i Veneziani. Lo stesso Co. Mar-zani, Vice-Presidente del Governo, potè vedere come fummo ac­colti dalla popolazione, mentre egli pure era venuto in quella mat­tina a bordo elei vapore per prendere il Bar. Wilarsdorff suo genero, che aveva fatto viaggio con noi da Trieste. Fra le molte gondole che si erano avvicinate quel vapore viddi in una di esse il mio caro tìglio Jacopo col domestico. Balzai in quella gondola e tale fu il trasporto con cui ci siamo abbracciati e baciati che non poteva­mo al momento neppure proferir parola. In cotale abbattimento fui trasportato alla vicina riva della mia casa a S. Stefano e le mie amatissime figlie Fausta ed Isabella, che già mi attendevano al balcone, corsero precipitose in istrada, e vincolatesi al mio collo mi copersero di baci e piangevano dalia gioia. E voi tiranni non aveste mai a soffrire si dure ambascio ed affanni I B non pa­ventato V ira di Dio, che si scagli vendicatrice contro di voi, che siete causa di tanta desolazione nelle famiglie?
Entrato in casa fui circondato da mia sorella Chiara, che viva­mente la ringraziai per le affettuose cure prodigate alle mie figlie e dai domestici Anna Mauassoni e Paolo Mazzi ega, che purerin­graziai per la premura ed attaccamento addimostrato alla mia fa­miglia nel frattempo della mia lontananza.
Eccomi analmente in famiglia dopo tanti patimenti e sofferenze e con non lieve danno al mio limitato patrimonio. Gli amici tutti, ed anche persone che appena io conoscevo verniero tosto a visi­tarmi, e tale fu il numero che fino alle ore 3 pom. non potei esci re di casa. Tale accoglimento fu per me di grande soddisfa­zione, e bene compresi che il Generale Halemann aveva ragione di dire a mia sorella, che io era amato in paese.
H giorno appresso dèi mio arrivo a Venezia fui citato alla Di­rezione Generale di Polizia e si voleva che io firmassi una di­chiarazione, che non mi avrei mai immischiato in altari politici e cose simili. Coerente ai miei principj mi rifiutai, non curando le
fattemi minacele.
Siccome ho accennato, io era Giudice Sussidiario al Tribunale e quindi portatomi dal Sig. Presidente del Tribunale d'Appello Resti Ferrari per sapere come la si pensasse sul mio conto, mi
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