Rassegna storica del Risorgimento

VENEZIA ; CAPPELLO (FAMIGLIA)
anno <1915>   pagina <842>
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42 a. Cappello
fa risposto ohe dopo le avvenute cose, trovava di dover chiedere istruzioni al Ministero a Vienna, e che frattanto mi sarebbe ac­cordato un permesso. Eravamo già in autunno, e quindi andai con la mia famiglia in campagna e desideroso di vedere il figlio Filippo, allora Tenente nell'esercito Italiano, chiesi un passaporto per me e la mia famiglia per Torino. CJon qualche difficoltà mi fu accordato ed alla metà circa di dicembre andai dal figlio in Ales­sandria, e poi a Torino. Ritornai nel 24 dicembre. II Ministero di Vienna, frattanto, aveva creduto di darmi altra punizione col traslocarmi a Trieste in qualità di Aggiunto, e senza accennare i motivi di una tale misura. Rappresentai al Sig. Presidente d'Ap­pello ohe io non potevo assoggettarmi ad altre punizioni, e che quindi facesse conoscere al Ministero il mio rifiuto.
Alla metà circa del gennaio 1860 si sparse ancora la voce che altri arresti si dovevano fare. Noi quindi che già eravamo stati carcerati, e che fnmmo posti in libertà per alcune delle con­dizioni della pace di Villaft'anca, ritenevamo di non essere questa volta compresi nel numero ; però cercavamo d' informarci per non lasciarsi al caso sorprendere per la seconda volta. Biffarti nel 20 gennaio 1860 si confermò la voce, che in qnella notte si do­vevano effettuare diversi arresti, ed alle ore 4 pom. di detto giorno una buona persona, a me tuttora ignota, venne alla mia casa ad avvertire che dovessi tosto fuggire da Venezia.
Se mi fu penosa la partenza in istato d'arresto nella notte del 17 al 18 giugno 1859, non meno straziante ed angoscioso si fu l'addio che doveva dare nella sera del 20 gennaio 1860 ai miei amatissimi Agli per prendere la via dell'esilio, senza sapere quanto tempo sarebbe percorso senza vederli.
Poche ore dopo il fatale annuncio ho dovuto disporrai per la partenza e fra i pianti ed i singhiozzi dei figli, dopo esserci ba­ciati ed abbracciati più volte, li ho lasciati nella desolazione. Mi recai a Mestre con mio figlio Jacopo, onde proseguire il viaggio da solo nel giorno successivo. Quella notte la passai nascosto da un amico, e la mattina appresso per tempo, venuto il mio dome­stico a Mestre come eravamo intesi, mi confermò ohe diversi ar­resti erano avvenuti, e che già si era sparsa la notizia della fuga della maggior parte degli arrestando Da ciò compresi che pur­troppo doveva tosto abbandonare le Venete Provincie, e baciato il figlio, raccomandandogli prudenza, e moderazione, affinchè non