Rassegna storica del Risorgimento
VERATTI FRANCESCO ; PROCESSI ; MODENA ;"GIOVINE ITALIA"
anno
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1932
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331
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<:osl chìaas*. < coiitTollahili e controllate, <h non uxsciur { afetiu dubbio sopra l'essenza e la struttura della Giovine Italia* e sopra il piccolo numero degli affiliati alla medesima entro il teirrito-i-io austro-estense, di pendenti: dal Ve*aifci stesso. Da tali confessioni e dalle esplicite dichiarazioni del Veratti risultava chiaro che il Mattioli e i suoi più che duecento asserti complici, carcerati e Inquisiti, nulla avevan da fare con la (Movine Italia ed gl'atto Tjvereift innocenti delle accuse ad essi rivolle
Qualunque governo, per poco che amasse la giustìzia* avrebbe dimessi e liberati gli innocenti, e trattenuto in carcere1 e condannato il colpevole. Ma il Duca di Modena, Sovrano legittimo, e il suo Governo, non potevano in nessuna guisa dichiarare di avere errato : ne avrebbe scapitato il concetto autoritario del potere, che, nello tesso volere del Duca, e sempre giustizia e verità*J È perciò il Duca e il ministro Riccini, per il timore che dal processo contro Si*' ratta e dalle relative deposizioni venisse in chiaro lo stridore "era. le due Giovili i Ttalie idi Modena, la vera del Veratti e la inventata del Mattioli, deliberò di liberare il Veratti, lasciandolo scappare dall'ergastolo (pare una favola!) nella notte dal 26 al '11 giugno 1835, e di trattenere in carcere e poi processare e condannare alle pene o di morte o di lunghi anni di galera i duecento innocenti.... Il pnncipiojdiitorità era salvo!
Il Veratti andò in esiglio, e morì nel 1854.
Tutta questa materia della Giovine Italia negli Stati Estensi, <lel processo Veratti, della bieca figura del delatore Manzotti, della trista triade Riccini-Bonazzì-Gallotti sardi argomento di un'ampia trattazione, < he uscirà altrove. Dalla quale un fatto specialmente iòsa Itera, come il Duca Francesco IV, che volle esser ritenuto e farsi elfi amare il martello delle sette, il rigido amministratore della giusti/ lo strenuo e battagliero sostenitore del trouo e dell'altare, il difensore della legittimità, e l'acerrimo nemico di ogni idea nuova , non fu foi altrQj dal 1835 in poi, se non un fantoccio nelle mani di banali, per quanto abili, raggiratori, capeggiati dal eonte Girolamo tticrini.
L'animo del Duca, che in fondo non era cattivo, scosso dalla rivoluzione menottiana dei 1881, che credeva di poter dominare e (mila quale invece fn travolto-, con l'allontanamento dal suo Stato, iu cui moli potè tornare se non condotto dai battaglioni austriaci; tenuto In apprensione dalle continue vmi li congiure falle spargere dagli interessati che l'attornia va un: accasciato per la ribellione