Rassegna storica del Risorgimento

PISACANE CARLO
anno <1933>   pagina <52>
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Aldo Romano
soffre e che gioisce perchè non può far altro che altamente gioire o altamente soffrire: perchè per un uomo della sua struttura spirituale non vi sono vie di mezzo: non v'è posto per la mediocrità; non Ri­posto per l'ignavia : non esistono i tepidi affetti e i desideri di quie­ta esistenza. Amore e morte.
Nell'amore e nella morte egli si lancia infatti come a capofitto. Pur l'adultero perseguitato, il soldato disertore, l'esule mazzinia­no bandito da ogni paese, ha in sé una religiosità ed un pathos mo­rale che uon ò facile1 trovare in tutti i suoi coetanei. Jpejr inten­dere H vero significato di una vita così complessa, occorre seguirla nelle vicende più minute senza né la pettegola curiosità né i pregiu­dizi della consuetudinaria morale: e si ritroverà, anche nei piccoli eventi che l'azione di lui ha una logica inflessibile perfino laddove può apparir sbandata e anormale, una purità che è adamantina an­che quando sembra in conflitto con la più rudimentale moralità. La sua vita è come certi fiumi tortuosi e torrentizi, che acquistano verso la foce placidità di lago: ma l'acqua che giunge al mare è detersa dà tutte le scorie e non è men limpida e lucente dell'altra che con più sereno corso si è diretta anch'essa verso il gran mare della morte.

Per indagare un po' addentro la figura dì Carlo Pisacane oc­córre innanzi tutto ricostruire l'ambiente in cui egli si formò. Ed il Clima è quello della Napoli borghese e bacchettona dalla prima metà del secolo XIX, dove egli nacque il 22 agosto del 1818. La fisiono­mia delle strade, le abitudini popolari, la maniera stessa di conce* pire la vita, non è oggi di molto mutata da quel tempo. Bai centro della città, che è S. Ferdinando, dopo avere attraverso l'arteria principale, che è una strada del periodo viceregnale, Toledo, si può ancora oggi arrivare alla casa dove nacque ìferoe di Sapri : un gro­viglio ri i viuzze oscure, strette, policrome, dove una folla chiassosa si uggirà e tumultua, mena a quel vecchio palazzo del Largo Arci­vescovado segnato tuttora con il nnmero 22. All'epoca della fan­ciullezza del Nostro più tonache e cocolle fratesche di oggi, qualche fastosa divisa di ufficiale borbonico1, qualche svizzero in uniforme, erano forse l'unica variante che faceva differire da quello attuale l'aspetto del quartiere. Oli stessi familiari del Pisacane non dove-