Rassegna storica del Risorgimento
PISACANE CARLO
anno
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1933
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pagina
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60
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Aldo Romano
era per ine uno stato/troppo crudo; che resti dunque cafri suoi cavali? e col suo colono alla Barra, che al certo apprezza più di me.
A voi, buona madre mia, resterà la cura dei poveri figli miei, ciò-vi angustierà, ma per pietà perdonatemi e fate; che non ricada su di loro la mia colpa. La mia colpa, Madre mia, compatitemi, è stata quella di aver voluto prima di morire, godere qualche giorno con l'uomo che solo ho amato e che troppo lo merita.
Darvi un'idea del nostro amore è cosa impossibile, potete giudicarne dal passo che abbiamo dato, saperne qualche cosa dallo scritto rimasto da Carlo, e finalmente dal nostro carteggio che speriamo farvi leggere. La lotta che abbiamo sostenuta nel lungo corso nel nostro amore, onde pura conservarmi e giammai cadere nel turpe errore di essere a due uomini nell'epoca stessa, errore contrario alle leggi di Natura e dal quale siamo stati lungi, quantunque mille occasioni si fossero presentate per essere colpevoli. Saremo forse peggiore degli altri? può darsi, ma siamo al certo dagli altri differenti. Il momento buono, mamma mia, che io scelgo per porre in esecuzione il mio disegno, questo momento in cui il mio povero figlio Eugenio è malato, lungi dal mostrarvi il mio poco amore per esso, deve anzi mostrarvi da quale irresistibile forza io sia trascinata. Pienamente persuasa (avendo cercate di conoscere le idee del padre per la loro educazione) che nulla io possa influire al bene per questo ramo giacché siamo con esso perfettamente discordi come sempre, ed io sarei condannata a mirare la ruina dei figli miei, senza nulla potervi rimediare, ed essere sempre contraddetta come lo sono stata anche nelle cose più semplici e meno delicate.
Pel ramo interessi la mia influenza è ugualmente nulla, come voi ben conoscete, dunque il tutto si riduce alle cure domestiche in cui voi* cara Madre mia, mi farete la grazia di rimpiazzarmi, come avreste fatto se io fossi rimasta, giacché ne sarei morta. Po intanto, ai miei figli un bene, quale è quello di lasciarli più Biechi, perchè di minore numero; io avrei il rimorso, per me involontario, di porre al mondo degli altri esseri di pessima salute, aanche poveri e male educati. Infine vi replico* Madre mia, le sporchezze di Dionisio mi hanno ispirato tale disgusto, il vedermi da ohi merita di esserlo, e da chi non tiene merito alcuno, delle parole tanto vergognose, proferite contro di me, da quest'uomo* rozzo ed ineducato, mi hanno indignata ; quando ero più ragazza credevo bene non rispondervi ed avevo fatto l'abitudine a sentirmi appellare con i nómi i più luridi da proferire tali parole, ma, cresciuta, il xùia amor proprio, si è rivoltato, ho conosciuto quant'era odioso il mio stato ed ho provato un disgusto tale per quest'uomo, che anche se non avessi