Rassegna storica del Risorgimento

D'ANCONA ALESSANDRO
anno <1915>   pagina <871>
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Alessandro D'Ancona, Francesco De Sanotis, Mieli eie Amar!, Pasquale Vinari, Domenico Oomparetti, Emilio Teza, furon ehia- niati alle nuove cattedre letterarie senza concorsi, senza tante formalità ministeriali, e tatti, consci dei loro nuovi doveri, mo­strarono, con l'opera severa e indefessa, quanto fossero degni della fiducia che avevano saputo ispirare .
Qual sia l'opera del D'Ancona come insegnante noli* Università e nella Scuola Normale di Pisa hanno detto, con l'autorità che io non posso riconoscermi, i vecchi e recenti suoi scolari ; essi ce lo hanno mostrato col tòcco e la toga sulla cattedra della Sapienza, dove dava del lei agli scolari; in giacchetta e fra' banchi del­l'aula nella Scuola, dove dava ad essi dui tu; esercitando qui e.; là, con pari serietà e fervore, ma con differenza di metodo, il suo magistero. Quasi alla stess'ora del suo amico Carducci, il D'An­cona aveva intuito il metodo vero degli studi di storia e critica letteraria, cioè il metodo delle ricerche diligenti e pazienti dei fatti, sui quali fondare poi il ragionamento critico ed estetico; sentì come il Carducci, e forse più e prima di lui, il bisogno di cominciare dalle origini, appunto perchè meno conosciute e più oscure e perchè senza di esse è impossibile rendersi ragione degli svolgimenti successivi.
11 D'Ancona con tali propositi saliva una cattedra che fino a cinque anni prima era stata occupata da quel vuoto ed ampolloso retore da me già nominato, che a Pisa aveva destato maraviglia e la cui memoria era ancora viva; figurarsi se la novità del me­todo d'anconiano poteva non produrre scandalo fra i letterati della dotta Alfea. Ma questa non è letteratura italiana, è archeolo gjnl racconta il Ghiariui che dicevano i buoni Pisani, memori delle chiacchiere sconclusionate del Bosini e della lettura degli Aimnaestraineitti del Banalii, fatta da Michele Ferrucci dalla cat­tedra d'eloquenza di quello stesso Ateneo.
Alcuni hanno voluto mettere in dubbio l'efficacia del metodo storico negli studi letterari, dopo che tal metodo, succeduto a un'assoluta mancanza di metodo, era stato esaltato, non dico al di là del giusto, W* 'to come cosa più nuova che non fosse; di poi i sftòi ipercritici hanno reagito con ingiuste e malevole restri­zioni, col dispregio dei superuomini che non danno nessuna impor­tanza alla ricerca, al confronto, all'analisi, bastando ad essi la