Rassegna storica del Risorgimento

PISACANE CARLO
anno <1933>   pagina <66>
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G6
Aldo Ramano
Paris Bue de Londres 40 ai 31 maggio del 1847.
Gentilissimo sig. Ricciardi,
Quantunque in certi tali punti, riguardo al mio affare, di avviso contrario siamo, pure mi è molto grata la premura che ella mostra per me, e le ne protesto infiniti ringraziamenti.
Prima di tutto iè interessante di appianare gli equivoci che forse qualche espressione mal piazzata ha potuto far nascere, e però basare per principio che io non domando né compatimento, né assoluzione dalla società, giacché sarebbe indispensabile il pentimento che io non sento. Il pentirsi è di coloro che agiscono senza riflessione, ma non già di quelli che riflettono ed esauriscono tutte le ipotesi possibili prima di dare un passo, né vi è alcun male al quale potessi andar soggetto, per questo mio affare che io non abbia preveduto.
Io ho amato da ragazzo la signora di Lorenzo, uscito dal Collegio l'ho trovata moglie di mio cugino, ed ecco come l'ho avvicinata, la sua virtù mi era più cara del suo amore che io punto sperava, scorsero se­dici anni di amore muto e finalmente facemmo palesi l'uno a l'altro, la nostra posizione era felicissima per mandare a termine i nostri desiri, anzi una tresca comune avrebbe fatto cadere l'invidia che ispirava la sua virtù, e le donne tutte che compongono questa società tanto rigo­rosa l'avrebbero accolta come loro degna compagna, ma disgraziata­mente noi ragionammo diversamente. Lei riguardava con disprezzo que­sto genere di relazioni, né mai avrebbe ingannato il marito vivendo seco lui io, ammesso in sua casa, non avrei mai abusato di questa fa­cilità che avevo, né avrei potuto fare cosa che sarei stato obbligato a tenere celata, giacché io amo palesare le mie azioni, decidemmo se­pararci, io dovea partire solo, ma questa idea deteriorò la sua salute, e forse un tale dolore avrebbe potuto causarle la morte, come la so­cietà avrebbe apprezzato questo nostro sacrificio? giudicando a me pazzo, ed a lei colpevole* perchè sospirava per un uomo che non era suo marito ; fuggendo insieme la morte la vedevamo ugualmente al ter­mine dei nostri mezzi, (se io non trovo come utilizzare le mie cogni­zioni debolissime pel mio mestiere), la riprovazione della società pari­menti, ma almeno tutto c4o era compensato dalla nostra unione, e vi era un certo equilibrio indispensabile in natura, come nelle cose fisiche, del pari nelle morali.
Non era l'amore il genere di passione al quale io era dedito, ma esso si ha aperta a poco a poco una strada, come l'acqua in una roccia,