Rassegna storica del Risorgimento

PISACANE CARLO
anno <1933>   pagina <77>
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Nuove ricerche sulla vita sentimentale di Carlo Placane f
Intanto, proprio in queir giorni, il suo Cai-Io partiva pepi'Afri­ca. Aveva assistito la puerpera fino all'ultimo, poi l'aveva dovuta lasciare Dio sa con quanta tristézza, lui così attaccato alla don­na, così passionale e tenero ! per la necessità di guadagnar qual­che cosa per sostenere la nuova famigliuola. Rappresenta qualche momento di quella vita dolorosa quest'altra lettera della Di Lo­renzo che è pervenuta fino a iiói, probabilmente scritta intorno al 10 dicembre di quell'anno:
Caro Achille,
Ti scrivo essendo ancora a letto, giacché avrai saputo che io sonò sgravata da sei giorni e goda perfetta salute, in unione della mia pic­cola Carolina, di cui tutti sono meravigliati per la sua grossezza e la perfetta sua costituzione, si vede sempre più che la natura seconda per­fettamente coloro che non ascoltano che la sua voce. Sono dispiacentis-sima di sentire ìì mio Peppino ammalato, ti prego subito che ricevi questa mia, di rispondermi senza ritardo e senza fretta, come suoli fare, e dimmi, se Peppino mio e mia madre, sono perfettamente rimessi ; ti ri metto una scatoletta di joujoux per far distrarre, ora che è in con­valescenza, il figlio mio ; dagliela da parte della madre sua, e sarai buono dirmi, cosa ti risponde, te ne prego, caro fratello mio, fammi questo piacere. Vuoi sapere :eosa fo 1 Perfettamente ciò che facevo allorché mi hai lasciata circondata da bigotti ; ma col pensiero del mio amore, sempre più vivo, di maniera che più il tempo passa, più sono convinta che hai Storto di credere che col tempo ed il possesso, l'amore finisca : sarà una. eccezione, ma ti assicuro che irci, noi esso accresce sempre. Basta il par­larti di ciò forse ti annoia, ma sei così buono che me lo perdonerai. Avrai saputo che, fortunatamente, il padre dèlia mia Carolina, si trovò di pas­saggio nei giorni del mio sgravo e condusse lui medesimo a battezzare la figlia, ora è ripartito per Orano. Darai cento baci a mammà aria, ad Eugenio mio, a Peppino, miei cari figli, bacerai la mano a mia madre ed abbracciandoti in unione dei miei germani mi dico
la tua Enrichetta.
Avevo chiuso e mandato ìa lettera ai signori Gòndamin, allorché la signora me iPha riportata, dicendomi che desidera che io ti scrivessi quanto segue: 21 sig. Alfonso non sa capire perchè non hai risposto a tre lettere- che egli ti ha scritto, dice che si trova molto impacciato, giac­ché non credeva che le spese del mio sgravo fossero tali, e teme che tu