Rassegna storica del Risorgimento

SANTAROSA, SANTORRE DE ROSSI DI
anno <1915>   pagina <902>
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M2 Monografia
dei Lorenesi, ma solo una parte di esse, e non in tutti i loro partico­lari. La polizia livornese non era abbastanza sagace per scoprirli tutti, ma era abbastanza onesta per non inventarne nessuno . Sulla baso dei documenti, derivanti dalla polizia livornese, che l'A. ha dimostrato po­tersi adoperare senza scrupoli, egli, in una seconda parte, indaga quale fosse lo spirito pubblico a Livorno negli anni, che immediatamente se­guirono la restaurazione, e riconosce che la maggior parte dei Livornesi i esultò della caduta di Napoleone, e vide con giubilo ritornare i suoi legittimi principi, dai quali sperava il ripristhiamento della prosperità ma­teriale e del commercio, interrotti durante i domini o francesi o ligi a Francia; poi, non essendo stata smentita in tali speranze, osservò con indifferenza le congiure, e, a moti delle altre parti d'Italia, senza pensare affatto ad associar visi, mostrandosi anzi ostile a tali novità. Ma egli intende studiare il pensiero e l'azione della minoranza, propensa al nuovo ordine d'idee, portate dalla Rivoluzione francese, minoranza che spiega le condizioni posteriori di Livorno, minoranza che è stata affatto dimen­ticata da quanti trattarono della storia toscana dopo la restaurazione, e, sebbene fosse di gran lunga inferiore ai parti tanti del restaurato Governo, non era una quantità trascurabile. La condizione stessa di Livorno, porto di mare, centro commerciale importantissimo, aveva attirato du­rante le varie dominazioni imposte da Napoleone un gran numero di com­mercianti francesi, entusiasti dei nuovi ordinamenti della loro patria, e costoro alla lor volta avevano diffuso fra amici ed aderenti le loro idee. Cessata ogni speranza d1 un possibile ritorno di Napoleone, gli antichi na­poleoni.1* Li si divisero in due gruppi : i più; di essi rimpiangevano i tempi passati nei loro crocchi e ai avviejnavauo volentieri ai forestieri dello, stesso partito, tali il dott. Vannucoi, l'orefice Biagini, il doliti Valfeancoli, il maestro di cappella Niccolini, il dott. Rusis, Un Vantini, Cornelio de Fi­lippi, dott. Bartaglini, Giuseppe Maria Colombani ; altri invece si tra­sformarono ; volevano almeno il trionfo delle idee, che avevano ispirato i governi ligi alla Francia; desideravano si avverasse il sogno, che il Marat sembrava aver per un momento attuato, d'un. regno d1 Italia libero ed unito, o quanto meno aspiravano ad ottenere dal Governo granducale ri­forme costituzionali. Tali desideri formulati dapprima probabilmente nelle adunanze massoniche, che continuarono a tenersi ad onta del di­vieto della polizia, dovettero divenir più. vivi all'arrivo a Livorno di emissari di società segrete di altre parti d'Italia. Costoro troveranno buona accoglienza fra i massoni, e non faticheranno molto a cambiarli in adepti delle sètte carboniche e in propalatori delle loro idee nella po­polazione. Ma le manifestazioni pubbliche tentate da'fautori di novità, si ebbero soprattutto nel 1820 g consistettero nella diffusione di cartelli