Rassegna storica del Risorgimento

SANTAROSA, SANTORRE DE ROSSI DI
anno <1915>   pagina <904>
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maggior sorveglianza si esercita ora su' Francesi e Corsi, Napoletani, ora ani Piemontesi, ma sempre in perfetta armonia con l'imperialo po­lista austriaca, finché dopo il 1821 questa vigilanza eccezionale cessa sn tutti i forestieri. Fra le notizie, ohe Io Scaramella ci riferisce,: ve: ne sono delle importanti ; ad esempio quella riguardante il passaggio da Li­vorno nel 1820 di tm dott. Malfatti, auditore eliminale del ducato di Imcea, e di. uno spagnolo, Tovar, segretario particolare di v , la du-cliessa, esiliati per propensione manifestata a cangiamenti governativi in quel paese conformemente alle idee dei tempi , il che prova tendènze liberali e forse tentativi nel Lucchese per opera di personaggi altolocati, fatto che anche a me sembra ignoto ; e una lettera del Presidente del Buon Governo, Aurelio Puccini (Firenze, 2 aprile 1821) al Governatore di Livorno, nella quale si accenna all'arrivo a Firenze di S. A, Serenis­sima il Principe di Carignano, al visto posto al suo passaporto sotto U nome di conte Barges, è al timore che egli tentasse di partire dalla To­scana ateneo, prima eombinare dai regolari voiicùrii. In tal caso il Puc­cini ordina che venga, nella maniera più canta, impedita a qualunque costo la partenza del Principe, e dice d'avere scritto al Governatore di Pisa per quanto riguarda la frontiera di terra. Ma, com'è noto, Carlo Al­berto si acconciò a rimanere presso il suocero. Nella quarta parte della sua monografìa l'A. tratta delle società segrete, aventi carattere politico, premettendo una ricerca sulle associazioni massoniche, che in Livorno precedettero le vendite eairbonareasìte e attraverso una indagine severa­mente condotta, com'era necessario in materia cosi difficilmente docu­mentabile. In generale, e soprattutto,, nel caso nostro, per la poca energia e oculatezza della polizia livornese per quanto concerneva gli affari po­litici, giunge a queste conclusioni: Tre cospiratori esiliati dallo Stato pontificio, ìl Rinaldi, il Capparelli, il Pani, si rifugiarono a Livorno; in breve vi conobbero altri partigiani delle loro idee, o, quanto meno, av­versi ai governi stabiliti, quali il Camilleri, maltese residente a Livorno, e tre cittadini, Q Pozzesi, il Oampora, l'Amerighi, conosciuti pubblica­mente come massoni pericolosi. Datisi l'intesa, stabilirono di impiantare ove fòsse possibile, una Vendita carbonara nella città, e usarono per rag­giungere lo scopo due modi: cercarono cioè proseliti, che iniziavano per maggior BicurcKza a bordo di qualche bastimento, e diffusero nello stesso tempo: scritti conformi alle loro idee. Luogo di ritrovo per prendere ac­cordi Q anche per copiare senza timore i loro catechismi era lo studio dcll'Ainerìgili . La polizia punendoli credè di aver spazzato via tutta la carboneria, come s'èra illusa, al momento della restaurazione, d'aver fatto con la massoneria, ma in realtà non passavano molti mesi ohe vari gio­vani di Livorno tentavano, sia pnre con mezzi affatto inadeguati, di sai-