Rassegna storica del Risorgimento
SANTAROSA, SANTORRE DE ROSSI DI
anno
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1915
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pagina
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908
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908 Bibliografia,
come pubblico funzionario dal 1860 in poi, poiché egli fd tatto eompreMo dall'idea del dovere, ed esempio ammirevole d'onesto, coscienzioso-; integro* intelligente impiegato dello Stato, che sentiva altamente di sé, e non si considerava quasi una semplice macchina da firmare pratiche col solo intento di sbarcare il lunario... burocratico per arrivate, comunque le cose andassero, al ventisette del mese e riscuotere lo stipendio: unico I ideale di tanta parto dell'odierna scriniocrazia ! Egli seppe sempre illuminare e guidare gli obblighi dell'officio suo con la più vivida passione patriottica, ohe l'aveva tratto a sfidare pericoli, disagi, carcere, esilio per contribuire all'unificazione nazionale. Egli era considerato non solo come uomo di alte relazioni, ma come avente un'energia tutta propria, un modo di vedere acuto, un disinteresse, un sentimento umanitario nel senso lato della parola. E infatti i suoi beni e poderi e ville e case a Bagnacavallo, a Solarolo li aveva venduti per l'Italia, assoldando perfino truppe a proprie spese : i suoi beni di intelletto e di cuore li era venuti via via esaurendo in prò di tatti, perchè a tutti ei si sentiva unito da profondi sensi di patria carità. Quanta grandezza in questa dedizione spontanea delle cose sue e di sé ! Documento dell'operosità sua di funzionario sono le numerosissime sue relazioni, i pareri, i consigli, palesanti larghezza di mente, senno ed esperienza, dei quali tocca qua e là l'egregia autrice ; documento della sua coltura storico-letteraria alcuni scritti, come quelli sul Progresso-,, BU Rodolfo Audmol , su Giovanni Marchetti , sul prof. Vvnoenso (>ran, sui Domestici , sulla Scultura dopo M XVI secolo , su iJf Um schiavi di Michelangelo e su certe accuse mossegli daUa Gazzétta del popolo (cfr. p. 40-47) ; documento delle sue ragguardevoli conoscenze e relazioni le lettere del prof. Silvestro Ghe-rardi, quelle di Lodovico Beiti, di Michelangelo Castelli, di Gaspare Finali, di Domenico Farini, da cui risulta lo stretto vincolo d'amicizia, che l'unì al padre di lu. Tanto è vero che, quando Luigi Carlo Farini mori, tale fu II dolore che il Nostro ne. sentì, che gli amici comuni, piangendo la perdita dell'uomo insigne, scrivevano al Biancoli lettere di condoglianze affettuosissime, quasi a fratello dell'estinto. Il che onorava il defunto statista, che aveva si bene riposta la sua amicizia, e onorava altresì il Biancoli, che tanto amava e* stimava (e lo palesava co' fatti, non con le parole soltanto), uno degli uomini più benemeriti, -e illustri della Romagna, anzi dell'Italia tutta. Oreste Biancoli, a buon diritto, merito le parole incise sul suo monumento a Ravenna:* Patriotta forte nelle avversità, cortese in- Pietas fortuna, polche egli incarnò in sé tutto le buone qualità (e non so poche) della stirpe romagnola, ma non ne ebbe le cattive, come, ad esemplò, lo spirito settario. Le lettere, che costituiscono il secondo opuscolo, non hanno importanza notevole per la