Rassegna storica del Risorgimento

GIBUTI
anno <1934>   pagina <74>
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Angelo Piccioli
la direzione del Quadrumviro de Vecchi, è assurta ad organo propulsore di tulli i nostri studi storici rievocare, dico, il gran sogno africano di Francesco Crispi, e alla luce (meglio diremmo, al riverbero) di esso, tracciare una breve storia della nostra mancata pace coloniale di Versailles. Storia di disinganni: ma appunto per questo lievito d'avve­nire. E' proprio quest'amarezza del popolo nostro per le delu­sioni subite il dono più fecondo e più prezioso. Un popolò sopraffatto da una forza soverchiante o da un fato avverso, non è sconfitto, se sappia guardare dinanzi a sé con vigorosa fred­dezza; sconfitto è solo quand'esso si rassegni alla sopraffazione e alla sventura.
III. -I
Nessuno si illuse sulla vera natura della grande guerra: tutti sapevano che essa era fatta, non per l'Europa, ma per il dominio e la supremazia nel mondo. Era il grande disegno di egemonia germanica che aveva urtato principalmente contro gli interessi mondiali dell'Inghilterra, e quindi contro i minori interessi degli altri jptati. Le ragioni della lotta erano dunque al di là delle nostre terre e dei nostri mari; e la sconfitta o la vittoria dei contendenti sarebbero state segnate, non dalle eventuali rettifiche di confini europei, ma dalla perdita o dal guadagno nel dominio di zone e nell'influenza sui grandi inte­ressi oltremare. Perciò se l'Italia, pur recuperando le sue fron­tiere naturali, fosse rimasta estranea al nuovo assestamento che indubbiamente si sarebbe compiuto nei continenti della colo­nizzazione, sarebbe stata in realtà tagliata fuori dal vero obiet­tivo della guerra di quella guerra europea cui essa partecipava in comunione piena ed assoluta eon gli Alleati e, vittoriosa al suoi confini, avrebbe subito la più grave e irreparabile scon­fitta nel giuoco degli interessi mondiali, nei quali soltanto è l'avvenire della sua espansione e della sua potenza.
Poiché per l'Italia la soddisfazione delle sue rivendicazioni strategico-nazionali alpine o adriatiche erano, all'entrata in guerra, il presupposto necessario del suo assetto politico, mentre la risoluzione del problema coloniale era com'è ancora il contenuto essenziale della sua funzione internazionale avvenire.