Rassegna storica del Risorgimento

GIBUTI
anno <1934>   pagina <105>
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Qibuti, la freccia nel fianco 105
Si tratta sostanzi al mente di ottenere un riassetto territo- riale del domìnio coloniale italiano nei limiti geografici più consoni allo sviluppo economico delle attuali colonie di diretto dominio e guarentigie contro espansioni territoriali di altre Potenze in contrasto con tale sviluppo e con la sicurezza delle colonie stesse.
È questa la formula della opinione pubblica italiana.
et !Se ciò non avvenisse, l'Italia, dopo i colossali sacrifici Eatti per la guerra e dopo il sangue e il denaro sparsi in K Africa, uscirebbe dal conflitto diminuita, senza il mezzo di (e sviluppare le sue latenti energie di popolo giovane e di av- venire.
Non si chiede una soluzione di ' imperialismo ' per sete di dominio, sibbene una equa soluzione di equilibrio per necessità di sviluppo, di vita, di pace duratura, soluzione che darebbe all'Italia la possibilità di lavorare e di prosperare senza il danno di alcuno .
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Ma a proposito del programma di rivendicazione da noi por­tato a Parigi occorre aggiungere qualche altra considerazione.
In esso noi non facevamo alcun cenno del compenso medi­terraneo. Rinuncia di grande importanza, se si pensi alle pro­messe a suo tempo fatteci dagli alleati e alla vasta campagna svolta dai nostri migliori uomini politici e scrittori politici per illustrare e propugnare le esigenze d'ordine storico, politico ed economico per cui sì sarebbe imposto, dopo la guerra, un nuovo equilibrio mediterraneo, al quale avesse partecipato l'Italia in ragione dei suoi diritti e delle sue necessità. Ricordiamo i magistrali scritti di Francesco Coppola e di Mario Alberti: e ricordiamo sopratutto che, poche settimane prima del nostro intervento, la stampa ufficiosa inglese aveva riconosciuto spon­taneamente la legittimità delle aspirazioni italiane in Asia Mi­nore, sul territorio da Smirne ad Alessandria, le due città incluse.
Equilibrio mediterraneo. Tralasciamo gli esempi storici, pur cosi cari ai colleghi di Francia per dichiarare le loro ragioni, e per i quali la sorte d 'Italia è sempre apparsa legata al dominio