Rassegna storica del Risorgimento
GIBUTI
anno
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1934
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pagina
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111
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Gibuti, la freccia nel fianco HI
chiese quali fossero le nostre vere intenzioni circa l'Etiopia. 1 nostri plenipotenziari assicurarono in modo reciso che l'Italia era fermamente decisa a mantenere l'indipendenza dell'Etiopia, e che noi volevamo soltanto sfruttare commercialmente e industrialmente Vhinterland etiopico, che costituiva il solo campo ove l'attività coloniale italiana potesse svolgersi in proporzioni vaste e tali da portare reale beneficio alla madre patria. Crespi e De Martino riassunsero nuovamente le essenziali ragioni delle nostre richieste, insistendo per ottenere l'appoggio di Lord Milner sulla questione di Ginuti, caposaldo delle nostre rivendicazioni africane.
Nella seconda riunione della Commissione, che ebbe luogo il 20 maggio, il Ministro Simon dichiarò che la Francia accettava di cedere i territori compresi fra Gadames, Ghat e Tummo, riservandosi di prendere accordi per la carovaniera da stabilire; soggiunse però che il suo Governo rifiutava nettamente la cessione di Gibuti e della costa francese dei Somali. Lord Milner accettò la nostra domanda per Giarabub e il confine orientale-cirenaico, la cessione di Chisimaio e del Giubaland, e precisò i limiti e le condizioni di tale passaggio di territorio. Per il Sonia-liland dichiarò che l'Inghilterra era disposta a cederlo all'Italia, ad esclusione della parte comprendente Berbera e Zeila: aggiunse però essere sua opinione personale che la cessione dovesse esser subordinata a quella di Gibuti da parte della Francia, ritenendo ingiusto che solo l'Inghilterra facesse le spese dell'accordo.
Crespi commentò nuovamente la lettera e lo spirito del Patto di Londra, insistendo sui sacrifici maggiori imposti dalla guerra, sacrifici che non potevansi prevedere nel 1915; fece poi rilevare i vantaggi enormi raggiunti dalla Francia e dall'Inghilterra anche in Africa; confermò infine che la chiave del programma organico italiano era e rimaneva Gibuti. Passando ai particolari, chiarì come le obiezioni di Simon circa la ferrovia e lo scalo carbonifero fossero prive di valore, essendo l'Italia pronta al riscatto della ferrovia e alla concessione di un ampio spazio destinato a punto franco ed a riforniménto di carbone per la navigazione francese verso l'Estremo Oriente e il Madagascar. Dichiarò essere assurdo che la Francia potesse ritenere di compensare equamente l'Italia con la carovaniera desertica fra Ghat e Gadames. Fece rilevare che di fronte al rifiuto della Francia sul punto sostanziale del nostro programma l'Italia doveva