Rassegna storica del Risorgimento

GIBUTI
anno <1934>   pagina <113>
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Gibuti, la freccia tini- fianco 113
inaccettabile, e prospettò all'uomo di Stato inglese la parteci­pazione dell'Italia ai mandali africani. Lord Milner rispose che riteneva difficile allo slato delle cose tornare sull'argomento, che involgeva ormai complicati interessi franco- inglesi. Espresse inoltre la sua opinione personale che Q l'Italia avesse ricevuto un mandato avrebbe dovuto rinunciare a compensi già in mas­sima deliberati, cioè Giarabub e Giubaland. Concluse che allo stato delle cose la cessione di Gibuti era da ritenersi assoluta­mente non ottenibile (9).
Il 30 maggio ebbe luogo la quarta ed ultima riunione della Commissione coloniale. Crespi dichiarò inaccettabile l'offerta del Tibesti fatta da Simon. Aggiunse che persistendo la Francia nel rifiuto di Gibuti, l'Italia non vedeva quale compenso la Francia potesse dare in base all'art. 13 del Patto di Londra: la questione quindi restava aperta fra Francia e Italia.
Crespi dichiarò poi che dall'Inghilterra l'Italia accettava la delimitazione dèi confine .orientale della Cirenaica, con Gia­rabub. Infine, dopo aver sollevalo alcune eccezioni di carattere politico-diplomatico circa i confini dei Giubaland, ritornò sulla questione generale, dichiarando che l'unica via alla soluzione era quella di ammettere l'Italia alla partecipazione dei mandati; e domandò senz'altro che. ci venisse affidato il mandato sul Togo. Lord Milner sollevò la pregiudiziale che la eventuale attribu­zione del mandato escludeva il diritto dell'Italia all'applicazione dell'art. 13 del Patto dì Londra. De Martino svolse lungamente le ragioni della necessità di una interpretazione estensiva del­l'art. 13 da parte degli alleati, in considerazione del maggiore sforzo compiuto dall'Italia a vantaggio della causa comune specie dopo la defezione della Russia. La pace disse deve essere giusta e proporzionata ai singoli sforzi degli alleati. L'Italia aveva esposto un programma modesto e razionale, imperniato tutto su Gibuti. Col rifiuto di Gibuti, tale programma cade. E'
(9) Il Ministro delle Colonie del tempo, ori. Colosimo che alla prepara­zione diplomatica delle nostre rivendicazioni coloniali aveva portato un'alta fede appassionata - - non appena conobbe il resaltato di questa conversazione telegrafava angosciosamente all'on. Sonnino a Parigi:
V. E. mi dice che cessione Gibuti è da ritenersi' non ottenibile. Ciò, bisogna v confessarlo, significa il fallimento del nostro programma coloniale, che era tutto organicamente imperniato sullo acquisto di Gibuti .