Rassegna storica del Risorgimento

GIBUTI
anno <1934>   pagina <122>
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122 Angelo Piccioli
Nella seconda parte del suo stadio il sen. Dongiovanni dimo­strava come Gibuti fosse l'unico compenso che l'Italia dovesse chiedere alla Francia, quale corrispettivo della sua remissività di fronte ai problemi dei confini libici e della nazionalità degli emigrati in Tunisia, e a tacilazione dei diritti conferitele dal­l'art. 13 del Trattato di Londra. Poiché l'esistenza del formida­bile cuneo politico-ferroviario che Gibuti rappresenta, è stata, è e sarà sempre, la causa principale e sufficiente del marasma e dell'impossibilità di sviluppo economico delle due nostre colonie orientali, che nel retroterra etiopico hanno le loro uniche radici commerciali.
E concludeva: ce L'indipendenza dell'Impero etiopico è ce fuori di ogni discussione. Ma la secolare storia, la sua insta­te bilità, la sua costituzione feudale e il realistico apprezzamento ce delle sue possibilità ci ammoniscono che solo colla guida e ce coli'influenza di una grande Potenza europea e di una ce soltanto esso potrà assimilare i benefizi della civiltà, mettere ce in valore le sue ricchezze, popolare il vasto suo territorio; ce lunga, grave, delicata impresa, in lutto degna dell'Italia, da ce svolgersi gradualmente, in pieno accordo fra il nostro e il forte ce popolo abissino, con unità e continuità di indirizzo e di svi-cc luppo, per il felice concorde avvenire di due popoli e per il ce progresso civile del mondo .
I I JXI. i
La storia non ha fretta, e un nostro grande, Niccolò Mac-chiavelli, ci ha sapientemente ammoniti sulla maggiore durata e efficacia degli acquisti fatti per virtù anziché per fortuna.
Né si parli come paurosamente fa qualcuno poco esperto della dinamica delle forze storiche di fatalità di destino e di catene infrangibili.
Perchè si dovrebbe porre un limite alle potenze della vita? Dello statu quo si parla spesso, con rispettosa deferenza, nei trat­tati diplomatici e anche e sopratutto presso la comunità econo­mico-politica di Ginevra ; se ne parla come una formula di feli­cità umana...
Però sopra allo slatti quo che sta fermo v'è la realtà della storia che si muove: un risveglio imprevisto, un assopirsi inso-