Rassegna storica del Risorgimento
PINTO MICHELANGELO ; REPUBBLICA ROMANA (1849) ; RILLIET-CONSTAN
anno
<
1934
>
pagina
<
168
>
168
Elena Vecchi-Pinto
Gessata la quale se il Governo della Repubblica non crede di valersi di ine altrimenti, rientrerò nella ristrettissima afera delle mie private occupazioni soddisfatto di non aver mancato al debito di onesto coscienzioso cittadino. Pel modo con cui dovrò' : contenermi verso il Feliciani, siate tranquillo e riportatevi a me intieramente. Non mancherò verso di lui dei più. scrupolosi riguardi assistendolo e consigliandolo come amico e fratèllo senza darli la menoma ombra che possa allarmarlo. Conosco troppo quanto sia ragionevolmente suscettibile la delicatezza di un uomo stimabile com'Egli è per apprezzare il valore e altamente rispettarla. Non vi trattengo con notizie di Toscana, mentre avete qui persona destra e attiva che vi tiene al corrente di tutto e che agisce assai utilmente. Dirigetemi pure nel seguito le lettere a Torino, ove spero giungere presto. Conservatemi la vostra cara amicizia; ricevete gl'incessanti miei ringraziamenti per tntte le vostre cortesie e trovatemi un modo perchè io possa almeno in parte corrispondervi.
M. Pinto
xn.
Torino, 19 marzo 1849
Riserv sitissima
Cittadino Ministro Ritardato nel viaggio dal difetto di mezzi di trasporto tutti preventivamente ritenuti e pressocchè esclusivamente occupati dagli uffiziali che in questo movimento di truppe si trasferiscono dall'una all'altra città dello Stato Sardo, non potei giungere in Torino prima di jeri mattina. Aderendo ai desiderii esternatimi nei vostro dispaccio n. 544. 8 marzo corrente, pervenutomi a Firenze non tardai un istante di recarmi presso l'inviato della Repubblica cittadino Alceo Feliciani. Nell'amichevole e più che cortese sua accoglienza mi disse Egli già prevenuto del mio arrivo da qualche dispaccio che in parte mi riguardava e del quale in seguito mi darebbe contezza. Quindi portalo il discorso sullo slato delle trattative intorno al probabile riconoscimento della Repubblica Romana per parte del Governo Sardo, mi sembrò egli penetrato di liete speranze, citandomi in appoggio di questa favo* revole opinione alcuni tratti di recenti conferenze avute con vari Ministri e con quelli in ispecie dell'Interno e degli Esteri, i quali non cessano mai di assicurarlo che le simpatie del Gabinetto Sardo pei popoli dell'Italia centrale non sono dubbie e che le truppe Romane e Toscane pugnando a fianco delle Piemontesi pei campi della Lombardia stringerebbero con indissolubile nodo il patto fraterno Il tenore di queste frasi e non poche altre particolarità ch'ebbi luogo di rilevare ne' suoi racconti non erano a mio avviso tali da definire le intenzioni nette e precise del Ministero nel quale mi sembrava di scorgere tuttora i germogli del vecchio tronco Ignaro peraltro del giudizio che ne porla il nostro Governo, delle istruzioni date in proposito all'Inviato, del contenuto del dispaccio che mi concerne, né stimando per dovere di delicatezza il domandarne direttamente communica-zio ne,, mi sono limitato a permettermi qualche generica osservazione in proposito. E in prima proponeva di far riflettere al Ministero che, ove voglia efficacemente utilizzarsi il contingente di truppe che la Repubblica può somministrare alla, guerra della, indipendenza, contingente al quale non può essere indifferente il Piemonte, è che premi collegarlo e coordinarlo cogli altri corpi dell'esercito; né ciò poterai fare senza che gli articoli di un trattato ne seguine le tracce e senza che rappresentanti dei diversi Stati possano scambievolmente intendersi all'uopo cui rispettivi Governi. Questa ragione, che sembrami di opportunità, appoggiata dalla triste esperienza della prima campagna (ove si fece, sventurato saggio di