Rassegna storica del Risorgimento
PINTO MICHELANGELO ; REPUBBLICA ROMANA (1849) ; RILLIET-CONSTAN
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1934
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La missione di Michelangelo Finto 171
esso affinchè raggiungiamo il cammune nostro intento. Il Piemonte si lagna (nelle corrispondenze confidenziali) che poco facciamo per la guerra, che pochi mezzi pecuniari abbiamo disponibili. Ma come non considera esso la nostra situazione eccezionale, quella cioè d'un governo non ancora riconosciuto e che quindi non può ispirare che una limitata confidenza? Come non vede esso che la fiducia non s impone, che il credito non si comanda e che per ottenere grandi sagrificii è necessario dare speranze di stabilità, di durata negli ordini prevalenti? E perchè dunque non ci facilita esso la strada riconoscendoci o almeno emettendo una di-chiarazione che tuteli il nostro avvenire, lo che farebbe nascere in un lampo il credito nel nostro paese, rimetterebbe in circolazione tutto il numerario, farebbe scendere migliaia d'armati nella infelice terra Lombarda? Non siamo noi tutti in solido in questa guerra dell'indipendenza e come dinnanzi a sì grande oggetto tergiversare, burocratizzare, restarsi tentennante? Appoggiate e sviluppate l'efficacia di questi argomenti e dite che una parola, una parola sola veramente fraterna per parte del Piemonte, farà nascere prodigi in questo Paese emancipato dal giogo clericale.
Le nostre relazioni sono del resto abbastanza buone, ogni idea d'intervento è per ora abbandonata; ma se i Piemontesi perdessero una battaglia, chi può rispondere degli effetti che ciò produrrebbe? Fate conscio il governo di tutte le conseguenze a cui ci manda incontro e strappate una dichiarazione che ci assicuri e ci calmi.
Dio salvi l'Italia! È questo un solenne momento! Mi affido grandemente in voi, cittadino e nel benemerito vostro collega Feliciani per quanto accennai. Accusatemi-[ricevuta dei fondi, e ragguagliatemi su quanto vi è commesso.
Salute e fratellanza
Il Ministro Carlo Rusconi
P.S. Vi trasmetto ancora una cambiale di franchi mille sopra Genova che Voi sconterete costì dai fratelli Nigra. Di questa somma voi mi accuserete ricevuta e la rogherete nelle spese che andate ad incontrare durante la vostra missione.
XIV.
Al cittadino Pinto
Inviato a Torino Ministero degli Aifari Esteri n. 813
Roma li 24 marzo 1849 Cittadino Invialo,
Rispondo al dispaccio vostro delli 19 corrente n. 3. È impossibile che di buona fede si faccia questa guerra se il Piemonte non emette un atto, una dichiarazione che lo impegni per garanzia del nostro avvenire politico. È impossibile che si susciti il credito e l'entusiasmo fra noi se il Piemonte persiste nella sua freddezza. La guerra ai è iniziata senza consultarci; quel po' che ne sappiamo lo abbiamo strappato a forza di insistenze e quasi a nulla si riduce; Valerio è qui ove i suoi poteri sono limitatissimi. È egli mentre si discutono le sorti vitali di un paese che si deve persistere in questo ghiaccio mortale? Cittadino inviato unitavi all'ottimo Feliciani e mostrate al Ministero il pericolo di una tale condotta La guerra si farà in due campi corno l'anno scorso. Dio voglia non abbia sorti eguali. Fra noi, Venezia e la Toscana daremo 40.000 uomini e parecchi miglioni di moneta. Non si ha da tenere a calcolo di tali mezzi nel momento di una guerra nazionale? Mostrate co forti colori l'incoerenza di una tale condotta perchè