Rassegna storica del Risorgimento

PINTO MICHELANGELO ; REPUBBLICA ROMANA (1849) ; RILLIET-CONSTAN
anno <1934>   pagina <174>
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Elena VecchUPinto
intanto che tatto quello che da me può dipendere non sarà trascurato per impedir* che questa immensa sventura non abbia ancora ad avere più dolorose e funeste conseguenze.
In attesa di nuove istruzioni fraternamente vi saluto
Michelangelo Pinto Al cittadino Carlo Rusconi Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Romana
xvn.
Torino, 2fi marzo 1849 Riservata
Cittadino Ministro,
Ieri si presentarono alla Camera i Signori Pinelli, De Bormida, De Launay e Nigra in qualità di nuovi Ministri del Re Vittorio Emanuele: l'accoglienza fatta a loro dai rappresentanti fu tutt'altro che lusinghiera. Gioberti non accettò il portafoglio. Il Proclama del Re che vi rimetto sotto fascia mostra purtroppo, seb­bene velatamente, in quali condizioni vada a porsi il Piemonte. Persona bene in* formata mi assicura essersi firmato l'armistizio nelle seguenti condizioni:
1) Un corpo di 20.000 Austriaci a spese del Piemonte occuperà in parie le Provincie del Regno al di là della Sesia in parte unito alle Regie truppe, la Cit­tadella di Alessandria fino alla conclusione della pace desiderata dal Re (sic.); 2) Sarà diminuita Pannata collo scioglimento di tulli i corpi militari composti dei non sudditi Piemontesi (quindi licenziati i Lombardo-Veneti. Parmensi, Un-garesi, ecc.); 3) Un invialo straordinario investito di pieni poteri si recherà a Verona o in altra città di dominio austriaco per stabilire il trattato di pace (le cui basi sembrano quelle da me accennate nel mio ufficio di ieri).
Credo di non andar errato nel confermarvi che le male arti dei nemici d'Italia (che tal volta sono anche tra i figli di lei) demoralizzando Tarmata han preparata e compiuta questa orrenda catastrofe. È un fatto che il piano del Generale Polacco fosse ben ordinalo e ad onta dell'imprevvista invasione dell'austriaco nelle Pro-vincie Piemontesi era il campo in modo disposto che Pesito della battaglia non poteva non essere favorevole alle armi italiane. Ma sciaguratamente alle prime mosse del General Ila inorino colla sua divisione mancò di occupare il posto asse­gnatogli; la divisione comandata da Gio. Durando piegò al primo attacco: Le brigata Reale, Regina e Cuneo non risposero alle nostre speranze; talché forse meglio che 20.000 combattenti in quella campale battaglia o non presero o presero scarsa parte all'azione. Ad onta di questo la giornata fu incerta per lungo tempo e fino alle 6 di sera il valore italiano di pochi reggimenti superava ancora la forza dello orde nemiche. Infine il numero prevalse sebbene la vittoria costasse cara all'Austriaco. È da notare che la divisione comandata dal General La Marmont* collocata in modo da tagliare agli Austriaci la ritirala, quando dopo una volta avessero cercato di rifugiarsi nelle fortezze, decideva in un colpo della campagna e delle sorti d'Italia, Ma il suo dealino non era ancora maturo ! Intanto che questi fatali avvenimenti ne stringono il cuore giungono da tutte le parti notizie che l'insurrezione Lombardo-Veneta progrediva prodigiosamente al che il valoroso Pepe,