Rassegna storica del Risorgimento

PINTO MICHELANGELO ; REPUBBLICA ROMANA (1849) ; RILLIET-CONSTAN
anno <1934>   pagina <182>
immagine non disponibile

182
Appunti e notìzie
(ricordato anche dal Michel in una sua rassegna del 1916 pubblicata su queste pagine) nelle vecchie e polverose soffitte del Palazzo dei Diamanti, per dar posto alla Mostra della Pittura Ferrarese del Rinascimento. La bella istituzione, dovuta ad un benemerito studioso defunto, il prof. Droghetti, consisteva in numerose vetrine chiuse a chiave, contenenti; 'cimeli e documenti di Carlo Mayr della famiglia Frassoldati, di Succi, Malagutti" e Panneggiarti, i martiri del 1853 (raccolti ed ordinati dall'amico e compagno Dino Pesci), di Felice Foresti, Garibaldi, Mazzini, Minghetti, Cattaneo, Campanella, Gioberti, Ruggero Settimo, ecc. Ricchissima e interessante era la documentazione riguardante la Repubblica Cispadana e Cisalpina, la rivoluzione del 1831, gli avvenimenti del 1848 e '49 (Battaglione dei Bersaglieri del Po, Circolo Nazionale, Repubblica Romana e contribuzione austriaca) e il periodo delle annessioni, senza contare Tingente materiale iconografico, la rac­colta di stampe e opuscoli riguardanti il nostro Risorgimento, molti dei quali rarissimi e pressoché introvabili. Altre vetrine erano dedicate a ricordi delle guerre d'Africa, ai cimeli e decorazioni del generale Càneva, ai caduti ferraresi della guerra mondiale. In una vetrina si conservava la raccolta Quaglio, notevole specialmente per un gruppo di lettere inedite di Mazzini a Virgilio Estivai, senza contare alcuni volumi di miscellanee iniercsrantissime e varie carte topografiche. Tutto questo vario e disparato materiale, tranne la raccolta Quaglio entrata più tardi, era stata dal Droghetti inventariata e schedata pezzo per pezzo con cura e intelligenza meticolose; per renderne anzi più agevole la consultazione agli stu­diosi si era fatto un duplicato di detto catalogo e le varie schede erano state distribuite nei vari schedari bibliografici esistenti nella Biblioteca Comunale, con tutte le indicazioni necessarie. Questo stato di benessere durò fino alla morte del diligente riordinatore. Con la scomparsa dèi Droghetti il Museo del Risorgimento fini per essere abbandonato a se stesso, e da quel momento il disordine e le manomissioni regnarono sovrane nella luminosa sala di Palazzo dei Diamanti. In pochi anni le condizioni del Museo andarono sempre più peggiorando fino al punto di essere affidato all'intelligenza del... custode e da rendere impossibile qualsiasi ricerca. L'impressione che ne riceveva il visitatore era dì tristezza e d'oppressione. Se la collocazione delle vecchie divise, degli elmi, delle sciabole e di altri cimeli, era quella stessa voluta dal Droghetti, non così certo si poteva dire del materiale documentario. Il catalogo divenne inservibile per tutte le posizioni cambiate e la confusione che ovunque regnava; stampe ed opuscoli gia­cevano alla rinfusa in vecchi scaffali polverosi e i documenti della rivoluzione francese finirono per essere mischiati a quelli del 1848. S'aggiunga a tutto questo i furti di libri e di documenti, inevitabili in un Museo dove il visitatore era abban­donato a se stesso, senza nessuno che potesse guidarlo od assisterlo nelle ricerche e si rendesse contò se il materiale esisteva o no, e se, in seguito, era stato messo di nuovo al suo posto. Qualche vetrina, in mezzo a tanta confusione, conservava un'apparenza di ordine; la cosa a tutta prima meravigliava, ma poi il visitatore ne aveva la spiegazione constatando ch'era stata smarrita la chiave. Non parliamo poi della raccolta Quaglio, gettata alla rinfusa in una vecchia e polverosa bacheca piena di elmi e di sciabole. I libri legati alla meglio con grosse corde, e i mano­scritti rinchiusi in sbrindellate cartelle attestavano candidamente che la raccolta era stata presa in blocco senza rendersi assolutamente conto del suo valore e del suo contenuto e gettata là alla rinfusa, come carta da macero. A dare il battesimo a tanto caos, venne poi hi recente deliberazione podestarile che aboliva virtual­mente il Museo del Risorgimento col rinchiuderlo in vecchie casse in una polve* rosa soffitta, dove si trova ancora e chissà ancora per quanto.
H nostro collaboratore in una serie di articoli (Corriere Padano* 14 e 19 aprile 22 ottobre e 21 novembre 1933) ha gettato l'allarme su. tanto scempio invocando l'attenzione delie autorità competenti perchè; Ferrara, sull'esempio di tontissime